la sua difesa

Inchiesta petrolio, l'ex ministro Guidi si difende

In una lettera a Il Corriere della Sera, la dimissionaria titolare del dicastero dello Sviluppo economico, spiega: "Rivendico l'importanza della norma per l'Italia, ma le dimissioni sono una scelta umana"

04 Apr 2016 - 18:16

Rompe il silenzio l'ex ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, travolta dallo scandalo del petrolio in cui è coinvolto "colui - scrive - che considero a tutti gli effetti mio marito", Gianluca Gemelli. Così ha preso carta e penna e in una lettera inviata a Il Corriere della Sera ha presentato la sua arringa difensiva: "Nessuno ha rivelato segreti di Stato - afferma. - Io rivendico l’importanza di quella norma per il Paese". Quanto all'addio alla poltrona: "Una scelta umana, che costa".

Ecco il testo integrale della lettera dell'ex ministro Guidi, pubblicato sabato 2 aprile 2016 su Il Corriere della Sera.

Caro direttore,
in questi anni ho lavorato con estrema serietà e grande riservatezza, come mi hanno insegnato a fare nell’ambiente imprenditoriale nel quale mi sono formata. Oggi sento però l’esigenza di scrivere per chiarire alcuni punti e per sottolineare alcuni dati, che nella polemica politica sono stati strumentalizzati e deformati.

Comincerei dall’inizio, ricordando che la polemica nasce da una telefonata a colui che considero a tutti gli effetti mio marito, nella quale lo informavo di un provvedimento parlamentare di portata nazionale. In particolare, gli davo una notizia nota, su un fatto avvenuto in un luogo pubblico — il Parlamento — al quale hanno dato risalto tutti i media e del quale molti addetti ai lavori avevano già conoscenza perché di rilevante interesse per l’economia nazionale. Insomma, nessuno ha rivelato segreti di Stato.

Ma è bene anche entrare nel merito. Nella telefonata lo informavo di un emendamento che avrebbe consentito di accelerare i processi autorizzativi di molte opere strategiche, tra cui il cosiddetto progetto Tempa Rossa di Taranto, bloccato da anni. La società di mio marito, invece, operava come subappaltatrice in Basilicata per un lavoro che nulla aveva a che vedere con lo sviluppo del progetto di Taranto e risaliva ad epoca precedente a quella in cui sono stata nominata ministro.

Qualcuno ha gridato allo scandalo, al ministro che favorisce il marito. Non è vero. Io rivendico l’importanza di quella norma per il Paese. Come sappiamo, uno dei problemi dell’Italia è la costante necessità di acquistare dall’estero le risorse energetiche di cui abbiamo bisogno, per riscaldare le nostre case, per accendere le luci, per cucinare e per produrre le eccellenze del made in Italy che mandano avanti la nostra economia. In questo contesto una serie di grandi imprese hanno deciso di investire miliardi di euro per estrarre petrolio e gas naturale in Italia e di farlo, peraltro, al Sud. È un settore che il governo ritiene strategico e che comporta la creazione di posti di lavoro e di un indotto importante.

Insomma, non era necessario un mio speciale interessamento per mandare avanti una norma così importante. E comunque, dopo che è stata approvata, non abbiamo attivato i poteri sostitutivi che la legge ci conferiva. In sintesi, appare chiaro che tutto è accaduto alla luce del sole, su un progetto strategico per il Paese e nel massimo rispetto del mio ruolo. Ovviamente, mi rendo conto che ci sono tutti gli ingredienti per uno scandalo mediatico: il ministro, la telefonata, il grande progetto industriale, un mio familiare. Ricamarci sopra, per molti, è stato facile. Ancor più facile in vista del referendum sulle trivelle, che per molti è occasione non di ragionamento serio ma di bagarre politica.

Anche per questo, primariamente per ragioni di opportunità politica ho subito deciso di dimettermi, per senso di responsabilità verso il governo del quale ho fatto parte, a maggior ragione alla vigilia di un appuntamento fondamentale come è il referendum sulle trivelle. Ma la mia è anche una scelta umana, che mi costa, ma che ritengo doverosa per i miei principi che hanno ispirato sempre la mia vita. Credo che anche alla luce del ruolo istituzionale che ho ricoperto, queste precisazioni siano per me necessarie, per consentire ai lettori, ai cittadini e alle molte persone che hanno lavorato con me di farsi un’opinione critica conoscendo i fatti e potendo giudicare in maniera informata.

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