Sul taglio dei parlamentari il M5s non indietreggia, il Pd apre ma "con modifiche". In serata l'incontro tra i leader: Di Maio segue la linea Grillo che vuole ancora Conte premier. Zingaretti per la "discontinuità"
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Dal "clima costruttivo" alla mancanza di "ostacoli insormontabili" . E' andato bene il primo incontro tra il Movimento Cinque Stelle e il Partito Democratico, impegnati a trovare un programma da condividere per dare vita a una nuova maggioranza solida, come richiesto dal Presidente Sergio Mattarella al termine del primo giro di consultazioni avviato dopo la caduta del governo Conte. A sedersi a un tavolo di un ufficio della Camera dei Deputati sono stati in otto: i capigruppo M5s con i vice (D’Uva, Patuanelli, Silvestri e Perilli) e i capigruppo dem Marcucci e Delrio, più i vicesegretari Orlando e De Micheli. Dopo quasi 120 minuti di serrata trattativa, l'annuncio: la strada per un governo giallorosso è in discesa. O, perlomeno, "senza ostacoli insormontabili". In serata, l'atteso confronto tra i leader Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Il nodo è il futuro premier: il Movimento vuole fortemente Giuseppe Conte, sponsorizzato anche da Beppe Grillo. Di Maio, secondo quanto trapelato, vede Conte a Palazzo Chigi come condizione necessaria per dar vita a un nuovo governo. Zingaretti e il Pd vogliono "un governo di svolta, serve discontinuità". Tutto resta aperto.
Voi garantiteci il taglio dei parlamentari. E voi chiudete definitivamente il forno con la Lega. Così, sostanzialmente, è iniziato il primo confronto tra i gialli del Movimento 5 stelle e i rossi del Pd (leggi la cronaca della giornata). Alle due del pomeriggio l'inizio della prima (importantissima) riunione. Per entrambi i fronti, le due questioni sono pregiudiziali per il prosieguo del confronto. E le risposte sono state sostanzialmente positive. Il Pd, chiarisce Orlando, è "disponibile a votare la legge" di riforma che taglia il numero di deputati e senatori che attende il quarto e definitivo voto alla Camera, ma accompagnata "da garanzie costituzionali e da regole sul funzionamento parlamentare"; un intervento (che comprende una legge elettorale proporzionale e la modifica dei regolamenti parlamentari) che si può fare in "tempi rapidi".
Anche il M5s, dal suo lato, rassicura: "Non abbiamo tavoli con la Lega". Ma nel mezzo si infila l'ex deputato (ancora molto influente) Alessandro Di Battista, che con un post non ha escluso un possibile (anche se assai remoto) ritorno al fianco della Lega. "Il Movimento ha più voci, non enfatizzate le sue parole" l'immediata spiegazione. I Dem vogliono qualcosa di più, una posizione pubblica, che arriva al termine da D'Uva: "Non abbiamo ulteriori tavoli in calendario con altre forze politiche". Un passo avanti, anche se dal Nazareno si chiede ancora qualcosa di più, una ufficializzazione della rottura con il Carroccio anche con il Quirinale, con un impegno diretto di Luigi Di Maio.
Chiariti questi due punti preliminari, il confronto è proseguito incrociando i punti programmatici fondamentali che erano stati presentati ieri da Di Maio (10) e Zingaretti (5 prima, 3 dopo). E sulla possibilità di trovare, su questi, una intesa entrambe le parti mostrano grande ottimismo. "Abbiamo analizzato tutti i punti, c'è ampia convergenza sui temi ambientali e sociali e c'è un impegno serio sulla manovra di bilancio. C'è una certa sintonia su molti temi e sulla legge di bilancio c'è un lavoro molto serio che va fatto", assicura Delrio. "Guardando i punti del programma che hanno presentato loro e che abbiamo presentato noi mi sembra di poter dire che non ci siano problemi di sorta", si sbilancia D'Uva. Da domenica pomeriggio i Dem saranno al lavoro con sei tavoli tematici "per il programma del governo di svolta", da cui emergeranno le proposte che andranno poi discusse in un nuovo incontro. I punti principali sono due: il dettaglio di come intervenire sulla riforma costituzionale e l'impostazione della manovra economica di autunno.
La scelta del nuovo premier - Se sul programma, da entrambe le parti, si mostra grande fiducia, ancora tutta da definire è la questione dei nomi. Il (possibile) nuovo governo sarà con personalità "forti", i dem chiedono "discontinuità" rispetto al governo Conte. E qui arrivano nodi importanti, a doverli sciogliere Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. I due leader si sono incontrati a cena: sul (secondo) tavolo di giornata il nome del nuovo presidente del Consiglio. Dopo il pomeridiano endorsement di Beppe Grillo a vantaggio di Giuseppe Conte, ecco partire il pressing di Di Maio: "Vogliamo un Conte-bis". Secondo quanto trapelato, per i pentastellati è una condizione necessaria. Il Pd è contrario e lo esplicita in una nota: "Al centro del colloquio molto cordiale Zingaretti ha ribadito la necessità di un governo di svolta, non per una questione personale, ma per rimarcare una necessaria discontinuità". Strada di nuovo in salita? Probabilmente sì. Difficile dire se siano tornati "ostacoli insormontabili" sulla strada del nuovo esecutivo.