Dopo la proposta di Valditara e Salvini

Integrazione tra i banchi di scuola, qual è la situazione in Italia e in Europa

Dopo la proposta dei ministri Valditara e Salvini di introdurre un tetto agli alunni stranieri in aula, si scatena il dibattito politico e si cercano nuove strade per facilitare l'inclusione scolastica.

29 Mar 2024 - 17:43

Come integrare gli studenti stranieri all'interno della scuola italiana? La strada da tracciare è da anni al centro di discussioni politiche. L'ultima è quella delineata dal ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: introdurre nelle classi una maggioranza di italiani. Parole che seguono la proposta del ministro e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini del tetto del 20% di bambini stranieri in aula. 

Il limite di stranieri

 In realtà un tetto per il numero di alunni stranieri a scuola è in vigore dal 2010. L'allora ministra Maria Stella Gelmini firmò una circolare nella quale veniva predisposto un limite del 30% di iscritti in ogni classe con una "ridotta conoscenza della lingua italiana". Anche allora, allo scoppiare delle discussioni politiche, venne fatta chiarezza sulle motivazioni che avevano portato a una tale decisione: "Spesso in questo dibattito si vuole agitare un'ingiustificata polemica di tipo ideologico - disse allora la ministra - La presenza di un'alta concentrazione di alunni stranieri non è un problema di razzismo, ma didattico". Aggiungendo che l'introduzione di un tetto per la presenza di alunni che non parlano bene l'italiano "favorirà l'integrazione ed eviterà la creazione di classi ghetto con soli stranieri". Una raccomandazione indirizzata ai singoli istituti, alla quale però possono esistere deroghe, in primis l'impossibilità da parte di una scuola di rifiutare l'iscrizione di uno studente in ragione "del superamento di una determinata percentuale di iscritti di origine migratoria".

Com'è la situazione in Italia?

 Da allora sono passati 14 anni e il numero di alunni stranieri nelle scuole del nostro Paese è aumentato sostanzialmente. In base agli ultimi dati disponibili, pubblicati da Uil Scuola Rua, gli studenti immigrati presenti nelle classi italiane sarebbero più di 960mila, l'11,3% del totale degli iscritti negli istituti italiani. Un numero in crescita rispetto al passato. Per oltre il 32% si tratta di bambini tra i 6 e gli 11 anni che quindi frequentano la scuola primaria. Più della metà degli studenti sono ospitati dalle scuole statali nel Nord Italia, con numeri elevati in Lombardia (dove un bimbo straniero su quattro è iscritto nelle scuole dell'infanzia della Regione), seguita da Emilia-Romagna e Piemonte. Secondo i dati più aggiornati del Ministero dell'Istruzione e del Merito quasi il 7 per cento delle classi in Italia - circa 1 su 15 - supera la soglia del 30 per cento; e tra queste ci rientra anche la scuola “Iqbal Masih” di Pioltello

Il rischio di dispersione scolastica

 Nell'osservare la composizione della popolazione scolastica e dei percorsi formativi necessari per arrivare a una reale integrazione degli studenti che non hanno cittadinanza italiana, le rilevazioni statistiche mostrano dei gap profondi tra alunni madrelingua e coloro che invece devono imparare l'italiano. Il tasso di dispersione scolastica nel 2022 è stato del 9,8% per gli alunni italiani e del 30,1% per gli stranieri. Un divario che allontana l'idea di una scuola inclusiva. E le cattive notizie, sul fronte delle disparità arrivano anche dai test Invalsi del 2023, i quali fotografano i risultati peggiori sia per le votazioni in italiano per gli studenti di prima generazione che per quelle in matematica. Un giudizio che si ribalta se invece si considera l'apprendimento dell'inglese. 

Scuola, quanti sono gli alunni stranieri

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© Withub

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Cosa succede nel resto d'Europa?

  Per arginare il fenomeno della disparità d'istruzione e della dispersione scolastica si deve quindi guardare a ciò che accade nel resto del continente. In alcuni Stati, come in Gran Bretagna, per colmare lo svantaggio iniziale degli studenti stranieri si punta su un'iscrizione scolastica precoce, con l'avvio dell'obbligatorietà scolastica a 4/5 anni e un capillare sistema di scuole dell'infanzia che permette facile accesso a tutte le famiglie fin dal compimento dei 3 anni di età del bambino. L'efficienza dei servizi dedicati all'infanzia è ciò che rende virtuosi anche i Paesi del Nord Europa: Norvegia, Danimarca, Finlandia, Stati dove il welfare supporta le famiglie e agevola l'ingresso nei percorsi scolastici. Per quanto riguarda i percorsi di apprendimento di ragazzi più grandi d'età il modello spesso preso a riferimento è quello francese che prevede una combinazione di modelli ibridi, tra classi ordinarie con l'immediato inserimento dello studente nella classe di appartenenza per fascia d'età e classi di accoglienza o di transizione, dove sono previste offerte didattiche distinte dai classici percorsi nazionali, così da poter permettere un apprendimento veloce della lingua. 

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