Secondo fonti del partito si tratta di una sostituzione ad hoc e non definitiva, come era stato deciso nell'assemblea dei deputati
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L'ufficio di Presidenza del gruppo Pd ha deciso di sostituire i dieci membri della minoranza Dem presenti in commissione Affari Costituzionali. Si tratta, sottolineano fonti Pd, di una sostituzione "ad hoc" e non definitiva, valida quindi solo per l'esame dell'Italicum e in linea con quanto deciso nell'assemblea dei deputati Pd.
I membri estranei all'area renziana del Pd, tutti critici, ormai da mesi, sull'Italicum 2.0 atteso il 27 aprile in Aula alla Camera quindi lasciano, temporaneamente, la commissione Affari Costituzionali. La notizia era annunciata ma, oltre a far salire in trincea l'M5S e perfino Scelta Civica, che minacciano l'Aventino in I Commissione, rischia di allargare ulteriormente la frattura interna ai Dem con una buona fetta della minoranza pronta al contrattacco in Aula.
La sostituzione dei 10, sottolineano fonti del gruppo Dem, non è una forzatura e non è stata votata dall'ufficio di presidenza che si è limitato ad attuare quanto deciso dall'assemblea dei deputati di mercoledì scorso, quando il cosiddetto "lodo Cuperlo" (ovvero la sostituzione dei membri che, sull'Italicum, non sono in linea con il gruppo e, inoltre, sono determinanti nelle votazioni degli emendamenti) fu definito di "buon senso" dallo stesso Renzi. Ma la sostituzione di Bersani, Bindi, Cuperlo, Lattuca, D'Attorre, Giorgis, Pollastrini, Agostini, Meloni e Fabbri è destinata ad invelenire ulteriormente il clima sull'Italicum con la minoranza.
E se Rosy Bindi ("e' una sostituzione di massa") e Stefano Fassina ("una regressione della democrazia") non usano termini meno morbidi, ancora questa mattina Renzi ribadisce la sua linea: sulla fiducia si "vedrà" al momento della discussione parlamentare ma "siamo all'ultimo chilometro". E, soprattutto, l'Italicum 2.0 non sarà' "perfetto" ma "non si può ripartire". Un Aventino delle opposizioni non sarebbe certo un bel biglietto di ingresso per il rush finale del ddl in Aula e, non a caso, in ambienti renziani un simile gesto viene definito come una "violenza alla democrazia". Ma in Aula la battaglia ci sarà e vedrà in prima linea la parte meno dialogante della minoranza Pd. Domani, in commissione, inizieranno le votazioni dei 95 emendamenti oggi ammessi, 11 dei quali presentati dal Pd. E c'è chi, come Alfredo D'Attorre, già sottolinea come le proposte a sua firma - su riduzione dei capilista bloccati e apparentamento al ballottaggio, dove il rischio di un'asse tra minoranza Psd e opposizione è alto - saranno ripresentate in Aula.
Si prevedono, insomma, giorni di nuova bufera nel Pd e fonti della minoranza dem osservano come, anche sul fronte del capogruppo dimissionario Roberto Speranza, almeno finora, non si sono concretizzate quelle aperture paventate dallo stesso Renzi nei giorni scorsi. Con, all'orizzonte, l'ormai probabilità che Speranza venga davvero sostituito.
Orfini: "Si discute, poi si rispettano le scelte" - "Si discute, si media, si decide insieme. Poi si rispettano le scelte. Non so come altro potrebbe funzionare una cosa chiamata partito democratico". Lo scrive su twitter il presidente del Pd Matteo Orfini.