L'ex segretario del Pd duro con il governo: "Se l'interpretazione è quella sentita da Sacconi e altri, non ci siamo proprio. Saranno presentati molti emendamenti perché in questo modo si aggiunge precarietà alla precarietà"
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Sul lavoro "saranno presentati molti emendamenti, non solo sul reintegro in caso di licenziamento ingiusto, perché se l'interpretazione è quella sentita da Sacconi e altri, allora non ci siamo proprio". L'avvertimento arriva da Pier Luigi Bersani, che commenta così il Jobs Act. E precisa: "Andiamo ad aggiungere alle norme che danno precarietà ulteriore precarietà, andiamo a frantumare i diritti, non solo l'articolo 18 e allora sarà battaglia".
"Noi abbiamo assolutamente bisogno di una riforma - ha sotolineato l'ex segretario del Pd - ma si rischia che si perda l'occasione per una riforma vera. Renzi vuole avvicinarsi al modello tedesco ma così facendo ci stiamo allontanando da quel modello, in questi giorni c'è spazio per riflettere e per fare una riforma seria che riconosca i diritti dei lavoratori e non li cancelli o li frantumi. La riforma ci vuole ma deve essere seria e non certo una bandierina da sventolare di fronte agli elettori o all'Europa".
"Non voglio credere - ha proseguito Bersani - che ci sia l'idea di fare un braccio di ferro inutile e sterile: servono novità. Se il neo assunto non ha tutte le garanzie, come gli altri suoi colleghi, va bene purché sia solo per un breve periodo. Però a un certo punto bisogna arrivare alla pienezza delle tutele, compreso (e questo deve esser garantito sin da subito) il reintegro in caso di licenziamento ingiusto che esiste in tutta Europa. Se Sacconi deve innalzare una bandiera, lo faccia pure: è un suo problema, certo non può essere un problema del Pd che piuttosto deve pensare solo a riformare l'Italia".
C'è infine il rischio, ha sottolineato, che Renzi rischi di spezzare la corda, anche se "spero proprio di no. Dobbiamo trovare un equilibrio tra capitale e lavoro: è questa l'essenza del riformismo. Il governo deve capire che siamo davanti a un punto molto sensibile. Io feci una battaglia simile sui diritti dei lavoratori anche durante il governo Monti quando lo spread era alle stelle: la Riforma non passò ma non ci fu alcun disastro. Adesso dobbiamo trovare un accordo. Mi viene da ridere quando sento parlare di tabù da infrangere o bandierine sull'articolo 18".
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