Torna il reintegro in caso di licenziamento per motivi discriminatori o disciplinari. Sacconi: "Serve vertice di maggioranza".
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E' stato trovato un accordo all'interno del Pd sul Jobs Act. "Abbiamo deciso di fare modifiche rilevanti. Si riprenderà l'odg approvato in Direzione", spiega il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza. "Il Parlamento incide, non è un passacarte". Ma Ncd, dopo l'incontro a Palazzo Chigi, avverte: "La partita è tutta aperta, si tratta". Renzi invece accelera e annuncia: "Voto tra poche ore, possibile la fiducia".
Renzi: "Partita chiusa, ora si vota" - Sul Jobs act "la partita è chiusa, il Parlamento voterà nelle prossime ore e dal primo gennaio avremo chiarezza sulle regole". Lo dice il premier Matteo Renzi lasciando l'ambasciata italiana a Bucarest. Sull'ipotesi di un voto di fiducia alla legge il premier dice: "Vediamo. Sarà deciso a fine percorso. E' possibile che ci sia la fiducia sul testo che verrà fuori dall'accordo di queste ore". Con il Jobs act si interverrà sul "meccanismo dell'articolo 18 che va finalmente superato". Lo ribadisce Matteo Renzi. "Dal primo gennaio ci saranno nuove regole sul lavoro, minori costi per gli imprenditori, piu' soldi in busta paga per i lavoratori, una riduzione delle forme contrattuali": "non si tolgono diritti ma si riducono gli alibi".
Dopo le modifiche al Jobs Act in commissione Lavoro alla Camera, così come previsto dall'intesa raggiunta nel Pd, è possibile che sia alla Camera sia al Senato - viene riferito da fonti parlamentari e di governo - l'esecutivo blindi la delega sulla riforma del lavoro con la richiesta di fiducia. L'obiettivo sarebbe quello di riuscire così ad approvare il Jobs Act comunque entro l'anno.
Torna reintegro per motivi discriminatori e disciplinari - Con il ritorno all'odg della Direzione del Pd sul Jobs Act, torna anche il diritto al reintegro per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare. Verranno infatti introdotti, in commissione, nel testo di riforma del mercato del lavoro.
Renzi: "Grandissimo passo avanti, ok mediazione" - "Il primo gennaio entreranno in vigore le nuove regole sul lavoro: è un grandissimo passo in avanti". Così il premier Matteo Renzi a proposito della mediazione sul Jobs Act. "E' tutto quello che è stato deciso nella direzione del Pd. Bene così, andiamo avanti", ha aggiunto.
Delrio: "Forma decisa mi pare molto buona" - Soddisfatto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. "La forma decisa mi pare molto buona, ci sono molti argomenti" perché la maggioranza resti insieme. La mediazione trovata sul Jobs Act "ha una sua stabilità, serve al Paese e sono sicuro che sarà approvata nei tempi prestabiliti", ha detto.
Boldrini: "Il 26 novembre il voto finale sul Jobs Act" - Nel caso in cui l'Aula approverà la mediazione della presidente della Camera Laura Boldrini, il voto sul Jobs Act si terrà il 26 novembre. Il governo aveva inizialmente chiesto il voto finale sul testo il 22 novembre.
Guerini: "Risposta a chi voleva aprire fronti" - "Chi voleva aprire fronti nel Pd ha avuto una buona risposta. Il partito in commissione Lavoro ha saputo svolgere un lavoro serio, un confronto di merito, trovando un punto condiviso che responsabilmente impegna tutti". E' il commento del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, sulla mediazione raggiunta sul Jobs Act.
Orfini: "Accordo largo, il punto è l'articolo 18" - "C'è un accordo larghissimo, ora si stanno definendo i dettagli ma il punto politico è l'articolo 18". Così il presidente del Pd, Matteo Orfini, al termine della riunione. Nella delega sarà recepito il testo della direzione Pd sul reintegro su alcuni tipi di licenziamenti, il cui elenco arriverà coi decreti delegati.
Sacconi (Ncd): "Subito vertice di maggioranza" - Se è tornato il sereno in casa Pd, lo stesso non si può dire nella maggioranza. Ncd, infatti, alza la voce: "Se il testo è quello descritto dalle agenzie non è accettabile". Il Pd non ha ancora la maggioranza assoluta nelle due Camere, nelle quali peraltro non è ancora stato superato il sistema paritario. Il Nuovo Centrodestra vuole discutere ora in una riunione di maggioranza le eventuali modifiche alla delega. Altrimenti si rompe la coalizione", dichiara Maurizio Sacconi.
Boschi a Ncd: "Non servono vertici di maggioranza" - "Non servono nuovi vertici di maggioranza". Così il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha replicato al Nuovo centrodestra che critica l'accordo trovato in seno al Pd sulle modifiche al testo. "Stiamo discutendo con tutti in Aula. E' sufficiente il lavoro in Parlamento", ha ribadito.
Fassina: "No alla fiducia" - A chiedere a gran voce che il governo non ricorresse al voto di fiducia era stato Stefano Fassina: "Non voterò la fiducia su una delega in bianco. Noi non vogliamo rallentare le riforme, però vogliamo migliorarle", aveva detto in mattinata.
Boccia: "No al testo della destra" - Anche il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, si era mostrato critico: "Se per non contrattare con le altre forze della maggioranza prendi il testo storico della destra e non tieni conto di quanto deliberato dalla Direzione del Pd, odg contro il quale ho votato ma che almeno rappresenta l'idea della maggioranza del mio partito, è evidente che qualcosa non funziona", aveva detto.
Delrio: "Tutto pronto entro inizio anno" - A riscaldare ulteriormente il clima era stata l'accelerazione impressa dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio: "Stiamo già lavorando ai decreti attuativi, è per noi importante che siano pronti entro inizio anno per chi vuole assumere", ha dichiarato Delrio a margine di un convegno sulle opere pubbliche".