SCRITTA A MANO IL 22 APRILE

La lettera di Pannella al Papa: "Caro Francesco, ti voglio bene"

Il leader radicale scrisse al pontefice il 22 aprile esprimendo il suo amore per "il Vangelo" che "voglio vivere accanto agli ultimi, quelli che tutti scartano"

20 Mag 2016 - 14:06

"Caro Papa Francesco, ti scrivo dalla mia stanza all'ultimo piano, vicino al cielo, per dirti che in realtà ti stavo vicino a Lesbo quando abbracciavi la carne martoriata di quelle donne, di quei bambini, di quegli uomini che nessuno vuole accogliere in Europa". Così comincia la lettera inviata da Marco Pannella al Santo Padre il 22 aprile e scritta a mano. La missiva chiude con i saluti in maiuscolo: "TI VOGLIO BENE DAVVERO, TUO MARCO".

Il testo continua dicendo: "Questo è il Vangelo che io amo e che voglio continuare a vivere accanto agli ultimi, quelli che tutti scartano". Il 22 aprile il viaggio del Santo Padre a Lesbo si era appena concluso e fu allora che il leader radicale inviò a Francesco la sua lettera, pubblicata sul sito di Famiglia Cristiana. Pannella aveva seguito in televisione, pochi giorni prima, la visita e gli incontri del pontefice con i rifugiati accolti sull'isola greca, rimanendo molto colpito. A meno di un mese dalla morte, il leader politico aveva voluto chiudere il messaggio con quelle parole affettuose, scritte con una mano ormai tremante: "Ti voglio bene davvero".

C'è poi un post scriptum, con un accenno alla croce di monsignor Romero, assassinato il 24 marzo 1980 a El Salvador dagli squadroni della morte mentre celebrava la messa: "Ho preso in mano la croce che portava monsignor Romero e non riesco a staccarmene". La lettera di Pannella era stata portata al Papa da monsignor Paglia e il 2 maggio, giorno del compleanno di Pannella, Francesco gli aveva mandato in regalo il suo libro sulla Misericordia e una medaglia.

Quella croce, la croce di Romero, oggi la porta attorno al collo proprio monsignor Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, che aveva spiegato al leader politico il significato di quell'oggetto. "Marco mi ha chiesto di indossarla e non voleva più staccarsene. E alla fine, quando prima di andare via me la sono ripresa, dentro di me ho sentito un po' di rimorso per avergliela tolta".

Proprio monsignor Paglia conosce e frequenta Pannella dai primi anni Novanta e nelle ultime settimane si sono visti più spesso. "A marzo ero alla Casa del Divin Maestro di Ariccia con il Papa e gli alti prelati della Curia per gli esercizi spirituali di Quaresima - ha raccontato Paglia a Famiglia Cristiana -, quando ho ricevuto una sua telefonata. Voleva vedermi. Ho informato il Papa e lui mi ha detto 'Vai di corsa'. Prendo la macchina e lo raggiungo. Lui stava a letto un po' rattristato, ci siamo abbracciati e poi abbiamo cominciato una delle nostre lunghe chiacchierate".

Pochi giorni fa l'ultima telefonata, ma Pannella, ormai sopraffatto dai dolori, non poteva più rispondere. "Mentre parlavo con Matteo Angioli sentivo in sottofondo i suoi lamenti - ricorda -, il mio amico Marco aveva ormai finito di combattere la sua battaglia".

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