SI ASPETTA ANCORA

Legge elettorale, esame in commissione dopo motivazioni Consulta

Attesi i rilievi di costituzionalità. "Ciò non pone alcun freno rispetto a quanto già deciso dai capigruppo", spiega Fiano (Pd). Il M5S: "Vigileremo per far approdare il Legalicum in Aula il 27 febbraio"

02 Feb 2017 - 19:18

La commissione Affari costituzionali darà il via all'esame delle proposte di legge in materia elettorale solo dopo che la Consulta avrà pubblicato le motivazioni della sentenza sull'Italicum. Lo ha deciso l'Ufficio di presidenza della commissione, dicendo che il 9 febbraio si incardineranno ufficialmente le proposte, ma per l'esame si aspetteranno le motivazioni.

"E' necessario avviare il percorso sulla legge elettorale per andare in Aula nei tempi previsti", spiega Emanuele Fiano, capogruppo del Partito democratico in I Commissione e responsabile delle Riforme istituzionali del Pd. "In Commissione Affari Costituzionali - prosegue - abbiamo chiesto di incardinare non una, ma tutte le proposte di legge Elettorale presentate dai deputati del Partito democratico".

"La discussione di merito in base alle decisioni dell'ufficio di presidenza della commissione inizierà - spiega - dopo che saranno note le motivazioni della sentenza della Consulta sull'Italicum. L'esame potrà essere affrontato alla luce dei rilievi di costituzionalità - conclude Fiano - senza però porre alcun freno rispetto a quanto già deciso dalla conferenza dei capigruppo".

M5S: "Impossibile fidarsi di queste persone, faremo pressione" - "Avere fiducia di queste persone è davvero difficile e sarebbe sbagliato sulla legge elettorale avere un atteggiamento di eccessivo rilassamento. Noi faremo pressione sulla commissione Affari costituzionali perché si possa andare al voto quanto prima". Lo afferma il deputato M5S, Carlo Sibilia, che paventa che i lavori in commissione possano intenzionalmente essere protratti per far slittare la data di arrivo del testo in aula. "Io mi auguro che il provvedimento arrivi in aula il 27 febbraio perché c'è un accordo tra i capigruppo. Dovesse saltare questo accordo saremmo al cospetto di un fatto grave: significherebbe che non ci si può neppure fidare più dei capigruppo del Parlamento", aggiunge.

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