Non si saprà mai se obbligando il leader di Forza Italia a lasciare il suo seggio in Senato nel 2013, e impedendogli di presentarsi come candidato alle elezioni, l'Italia abbia violato o no i suoi diritti
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La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha chiuso senza sentenza il caso sul ricorso presentato da Silvio Berlusconi nel 2013 contro gli effetti della legge Severino. Non si saprà mai se obbligando il leader di Forza Italia a lasciare il suo seggio in Senato nel 2013, e impedendogli di presentarsi come candidato alle elezioni, l'Italia abbia violato o no i suoi diritti.
La Grande Camera della Corte europea dei diritti umani ha deciso quindi in via definitiva, a maggioranza, di accettare la richiesta di Silvio Berlusconi, inviata lo scorso 27 luglio, di non emettere una sentenza sul suo ricorso contro la legge Severino, dopo la sua riabilitazione intervenuta l'11 maggio 2018.
Nella lettera - si legge nella decisione della Grande Camera - Berlusconi affermava che data la sua riabilitazione, decisa dal tribunale di Milano, una sentenza della Corte di Strasburgo sul suo ricorso non avrebbe avuto alcun risultato utile dato che il divieto a presentarsi come candidato era terminato e che non poteva esserci alcun modo per rimediare alla decadenza del suo mandato di senatore e all'incandidabilità.
I giudici della Grande Camera evidenziano che "presi in considerazione tutti i fatti del caso, in particolare la riabilitazione di Berlusconi e il suo inequivocabile desiderio di ritirare il ricorso, la Corte conclude che non ci sono circostanze speciali relative al rispetto dei diritti umani che richiedano di continuare l'esame del ricorso". Il caso è quindi stato radiato dalle liste della Corte di Strasburgo.
Avvocati Berlusconi: "Strasburgo sarebbe stata favorevole" - "Il Presidente Berlusconi a seguito di una ingiusta sentenza di condanna era stato privato, con indebita applicazione retroattiva dalla cosiddetta legge Severino, dei suoi diritti politici con conseguente decadenza dal Senato". Lo scrivono in una nota gli avvocati di Berlusconi precisando che "nell'aprile di quest'anno l'intervenuta riabilitazione ha anticipatamente cancellato gli effetti della predetta legge. Non vi era dunque più alcun interesse di ottenere una decisione che riteniamo sarebbe stata favorevole. Una condanna dell'Italia avrebbe altresì comportato ulteriori tensioni nella già più che complessa vita del Paese, circostanza che il Presidente Berlusconi ha inteso assolutamente evitare".