Il sindaco di Roma: "Parole vomitevoli". Il giornalista deve rispondere di diffamazione aggravata. La replica di Feltri: "Non faccio io i titoli"
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Vittorio Feltri, direttore del quotidiano Libero, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di diffamazione aggravata per il titolo, e il relativo articolo, "Patata Bollente", riferito a Virginia Raggi. "Un articolo condito dai più beceri insulti volgari e sessisti - ha scritto il sindaco di Roma su Facebook -. Nessun diritto di cronaca esercitato e di critica, solo parole vomitevoli".
"E' un primo importante risultato. Non tanto per me, ma per tutte le donne e tutti gli uomini che non si rassegnano a un clima maschilista, a una retorica fatta di insulti o di squallida ironia. E il mio pensiero va a tutti coloro, donne e uomini, che hanno subito violenze favorite proprio da quel clima", ha spiegato la Raggi.
"Gli pseudo-intellettuali, i politici e alcuni giornalisti che fanno da megafono ai peggiori luoghi comuni, nella speranza di vendere qualche copia o conquistare qualche voto in più, arrivano persino a infangare la memoria di figure istituzionali come Nilde Iotti o a insultare le donne emiliane e romagnole. Patata bollente e tubero incandescente mi scrivevano... io non dimentico... vediamo come finisce in Tribunale questa vicenda".
A stretto giro la replica di Feltri, che spiega come "io sono direttore editoriale e non ho alcuna responsabilità sui titoli, al massimo li propongo. Nel mio pezzo non c'era nulla di assertivo, sostenevo solo che se qualcuno va a parlare con un collaboratore a cui ha aumentato lo stipendio sul tetto la cosa lascia perplessi...". E quindi definisce il rinvio a giudizio "una cosa curiosa, non capisco quale sia l'imputazione. Se il problema riguarda il titolo, ricordo che l'espressione 'patata bollente' fu usata anche da Lilli Gruber contro la Boschi e dallo stesso Libero nei confronti di Ruby Rubacuori, ma in quel caso, essendo lei marocchina, evidentemente non interessava a nessuno. Anche questo fa un po' ridere..."