Saluto romano a un funerale, polemiche sull'assessore La Russa
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La mozione di censura che chiedeva di revocarne la nomina regionale per un atto di celebrazione del fascismo è stata respinta con 46 voti
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Romano La Russa resta assessore alla sicurezza: è stata infatti respinta con 46 voti (solo 24 a favore e un astenuto) la mozione di censura che chiedeva di revocarne la nomina regionale per un atto di celebrazione del fascismo. L'assessore era stato ripreso in un video fare il saluto romano in occasione del funerale del cognato, esponente della destra, Alberto Stabilini a Milano. Per Fabio Pizzul, capogruppo Pd, "La Russa non è consapevole del ruolo istituzionale che ricopre". Anche i consiglieri del Movimento 5 Stelle in Regione avevano annunciato il loro voto favorevole, sventolando cartelli con la scritta "Nessuna nostalgia in Regione". Al contrario, Forza Italia aveva giudicato sbagliata l'impostazione della mozione, con la dichiarazione del capogruppo Gianluca Comazzi: "In questo Paese non c'è nessun pericolo di fascismo".
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Il dibattito - "La Russa ha voluto minimizzare l'accaduto affermando di chiedere le scuse per chi si fosse "incomprensibilmente" offeso. L'avverbio dimostra che l'assoluta non consapevolezza di La Russa del ruolo istituzionale che riveste" ha dichiarato nel corso del dibattito della mozione il capogruppo del Pd Fabio Pizzul. Scusandosi, Romano la Russa, aveva spiegato che il fatto "era fine a se stesso e nulla aveva a che fare con un significato politico". A difenderlo Gianluca Comazzi, capogruppo di Forza Italia: "Un funerale è un luogo dove gli occhi della gente possono entrare o è un luogo privato, intimo? Sono straconvinto che nessuno dei presenti pensasse alla ricostituzione del partito fascista, evidentemente era un modo per salutare un amico con cui si era condiviso un percorso umano e politico". Sulla stessa linea anche Barbara Mazzali, capogruppo di Fdi in Consiglio regionale, che ha condannato l’ambiguità del gesto ma che "non ha nulla a che vedere con un richiamo e tantomeno con un’apologia al fascismo. La risonanza nazionale del fatto è stato uno strumento di propaganda elettorale per evocare fantasmi che non appartengono al nostro partito".
La mozione - La Procura di Milano aveva aperto un fascicolo esplorativo, senza ipotesi di reato e senza indagati, sulla vicenda. L'indagine "perlustrativa", coordinata dal pm Alberto Nobili, era stata aperta sulla base degli articoli di stampa e dei video circolati sul web e sui social. Gli accertamenti erano stati affidati alla Digos della Questura di Milano.Nella mozione, il Partito Democratico, Movimento 5 stelle, +Europa, Azione e Lombardi Civici Europeisti, avevano chiesto al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana la revoca delle deleghe per l'assessore. Nel testo veniva specificato che il rito dell'appello, che comporta saluto romano e ripetizione della parola "presente" in ricordo dei camerati defunti, è stato codificato in un testo del 1940 nel Dizionario di Politica, a cura del Partito Nazionale Fascista. Da allora è utilizzato da chi si richiama a quella storia, in segno di "continuità spirituale" e di "vitalità in tutti gli spiriti dei motivi ideali" del fascismo. La partecipazione attiva di un assessore della Giunta regionale a un tale rito, si legge poi, "non è ammissibile e costituisce motivo di discredito per Regione Lombardia, istituzione della Repubblica, la quale è antifascista".
Le parole di Fontana - Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, al margine della seduta del Consiglio ha dichiarato: "Mi sembra che sia stata abbastanza chiara la volontà dell'aula. La democrazia impone di rispettarne la volontà".