L'ex deputato Cinquestelle: "Della nuova scissione del Movimento 5 stelle e della nascita del nuovo gruppo non mi importa nulla". E conclude il post social con il vecchio detto "a riveder le stelle"
"Un movimento nato per non governare con nessuno ha il diritto di evolversi e governare con qualcuno per portare a casa risultati. Non ha alcun diritto di governare con tutti per portare a casa comode poltrone. Si chiama ignobile tradimento". Questo il durissimo attacco di Alessandro Di Battista nel giorno che sancisce l'addio di Luigi Di Maio ai Cinquestelle. "Della nuova scissione del Movimento 5 stelle e della nascita del nuovo gruppo non mi importa nulla. Ho lasciato il Movimento esclusivamente per questioni politiche, quello che avviene oggi è soprattutto frutto di quei giorni", ricorda l'ex grillino.
Alessandro Di battista ha scritto un lungo post su Facebook per commentare quanto sta accadendo nel Movimento Cinque Stelle, la "casa" lasciata in qualità di deputato alla vigilia delle elezioni politiche del 2018 e da iscritto nel giorno in cui Il Movimento, dopo la consultazione degli iscritti, decise di appoggiare il governo Draghi.
Il post di Alessandro Di Battista - Della nuova scissione del Movimento 5 stelle (ricordo che ne avvenne già una dopo l’ok al governo Draghi) e della nascita del nuovo gruppo "atlantisti e europeisti" o "moderati e liberali", non mi importa nulla. Ho lasciato il Movimento esclusivamente per questioni politiche quando venne presa la decisione scellerata (e suicida) di entrare nel governo dell'assembramento. Ciò che avviene oggi è soprattutto frutto di quei giorni. Un movimento nato per non governare con nessuno ha il diritto di evolversi e governare con qualcuno (mantenendo, ovviamente, la maggioranza nel consiglio dei ministri) per portare a casa risultati. Non ha alcun diritto di governare con tutti per portare a casa comode poltrone. Si chiama ignobile tradimento. Non senso di responsabilità.
Forse adesso, e soltanto adesso, alcuni attivisti del Movimento stanno comprendendo le ragioni delle mie scelte passate (e anche di quel che dicevo in passato). Ma, per l'appunto, è il passato. Oggi sono preoccupatissimo per una guerra che in pochi vogliono che finisca (ancor di più ora che il predominio russo è particolarmente visibile). Sono preoccupatissimo per quel che sta avvenendo intorno a Kaliningrad (città natale di Immanuel Kant e Dio solo sa quanto bisogno abbiamo di ragionare in questi giorni). Sono preoccupato per gli effetti delle sanzioni in Europa (quando si guadagnano 14.000 euro al mese non ci si rende conto della tragedia dell'inflazione al 7%). Sono preoccupatissimo per l'inesorabile scivolamento dell'Europa verso la più totale inutilità e sudditanza. Anche perché, è bene rammentarlo, europeismo ed atlantismo, mai come ora, non sono affatto la stessa cosa. Gli interessi americani non coincidono con quelli europei.
Sono preoccupatissimo per le violazioni costituzionali che vengono perpetrate con disinvoltura. L'invio di armi in Ucraina non è solo un drammatico errore strategico è anche una vile profanazione dell'articolo 11 della nostra Carta costituzionale. Un articolo pensato dai padri costituenti con i cadaveri della II guerra mondiale ancora caldi. Sono preoccupato per Assange del quale in pochi hanno il coraggio di parlare. Sono preoccupatissimo per la finanziarizzazione del crimine organizzato in Italia, perché nel nostro Paese i colletti bianchi hanno licenza di delinquere e per le conseguenze della legge Cartabia. Conseguenze che presto, ahimè, proveremo sulla nostra pelle.
Sono altresì preoccupato per i tentativi di delegittimazione che vengono messi in atto verso tutti coloro che non osano pensarla come vuole il "sistema". Le randellate mediatiche che subisce chi osa pensare con la propria testa (esercitando il dubbio e coltivando la memoria) hanno un obiettivo: silenziare più voci possibili. Grazie a Dio ho le spalle larghe e dirò sempre quel che penso. Non è più solo un diritto, è un dovere. A riveder le stelle!