Dopo l'accordo con l'Ue si va verso la fiducia in Senato. Preoccupa il possibile aumento dell'Iva già nel 2020 e i tagli per enti no-profit. Ecco cosa cambia
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Con il via libera dell'Ue alla Manovra economica si procede verso la fiducia del maxi-emendamento depositato in commissione Bilancio al Senato. Nelle righe dell'accordo con Bruxelles sono due le misure che hanno già fatto scattare l'allarme. Da un lato i possibili aumenti Iva per 23 miliardi nel 2020 e quasi 29 nel 2021 e nel 2022. La relazione tecnica spiega che, senza interventi, l'aliquota ridotta del 10% passerebbe, a partire dal 2020, al 13%, mentre quella ordinaria (che ad oggi è al 22%) al 25,2% e al 26,5% nel 2021. Ma il governo assicura che "non aumenterà". Dall'altro i tagli per gli enti no-profit che, se il testo non subirà modifiche, non usufruiranno più del 50% sull'Ires, l'imposta sul reddito delle società. Il provvedimento non piace alla Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, che avverte che a pagare saranno i deboli.
Sforbiciata di 1,9 miliardi al Reddito di cittadinanza e di 2,8 miliardi per la Quota 100. I due cavalli di battaglia della maggioranza partiranno il primo aprile e costeranno 12 miliardi di euro e non 15,75 come era stato previsto inizialmente.
Tra i provvedimenti figura anche il taglio sulle pensioni d'oro, valido dal 2019 per i prossimi cinque anni e organizzato su 5 fasce. La prima prevede un taglio del 15% euro lordi l'anno (5mila euro al mese) per i redditi che vanno dai 100mila ai 130mila euro lordi, e così via si procederà a scaglioni fino ad arrivare al 40% per le pensioni superiori ai 500mila euro. In questo modo ci sarà un taglio del 25% per quelle comprese tra 130mila e 200mila, del 30% tra 200mila e 350mila e, infine, del 35% tra 350 e 500mila euro. Sono escluse dal taglio le pensioni di invalidità.
Il maxi emendamento prevede, inoltre, che dal 30 aprile dovrà essere varato il nuovo "programma di dismissioni immobiliari" che vuole valorizzare i beni dello stato come le caserme in disuso o altri immobili dello Stato dismessi. Ha l'obiettivo di ottenere 950 milioni aggiuntivi nel 2019 e altri 300 tra il 2020 e 2021. Agli enti locali che contribuiscono sarà ceduta una quota degli introiti tra il 5 e il 15%. Altri guadagni sono previsti col divieto di assumere, fino al 15 novembre 2019, personale da parte della Presidenza del Consiglio, ministeri, enti pubblici non economici, agenzie fiscali e università. Questa misura permetterà di guadagnare 100 milioni in termini di indebitamento netto.
Tra le tasse della Manovra è prevista anche una nuova sui servizi digitali: la web tax. Questa verrà applicata a coloro che prestano servizi digitali e che hanno un ammontare complessivo di ricavi non inferiore a 750 milioni quando i ricavi derivanti dalla prestazione non saranno inferiori a 5,5 milioni di euro. La Manovra prevede anche un fondo di 800 milioni contro il dissesto idreologico nel 2019, che ammonterà a 900 milioni nel 2020 e 2021. Ma per coprire questo fondo si taglia quello per gli investimenti delle amministrazioni centrali. Nello specifico il Fondo per lo sviluppo e la coesione territoriale, quello per le politiche comunitarie e delle Ferrovie dello Stato.
Infine nel maxi-emendamento è prevista anche una stretta sui giochi e un aumento del Preu, il prelievo erariale unico, che porterà un gettito aggiuntivo di 355 milioni di euro.