"La riforma non è in agenda"

Manovra, Conte frena sulla rivoluzione dei ticket sanitari | Tasse sulle colf, scoppia la rivolta delle famiglie

Secondo il premier, la riforma proposta dal ministro della Salute, Roberto Speranza, dovrà attendere. L'Assindatcolf respinge l'ipotesi che i datori di lavoro diventino sostituti di imposta

03 Ott 2019 - 09:18
 © lapresse

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La rivoluzione dei ticket sanitari dovrà aspettare. Giuseppe Conte frena gli entusiasmi del ministro della Salute, Roberto Speranza, che aveva già pronto un ddl. "Il capitolo ticket - ricorda il premier - è programmato, ma non domattina". Intanto sulla Manovra si registra l'allarme dell'associazione che riunisce colf e badanti sull'ipotesi che i datori di lavoro diventino sostituti di imposta: "Non si faccia cassa sulle famiglie", spiega l'Assindatcolf.

Secondo Conte, la rivoluzione dei ticket sanitari sarà un progetto che potrà avere un arco temporale di mesi o anni. "E' programmato nell'arco della legislatura che "non scade a dicembre", aggiunge il premier. La tabella di marcia vedrebbe quindi l'avvio della cancellazione del superticket, balzello aggiuntivo da 10 euro su specialistica e diagnostica, già con la Manovra, e la riforma vera e propria più in là, da meditare con calma. Per pagare le cure in base al proprio reddito, le famiglie, insomma, dovranno aspettare.

Tasse sulle colf, l'allarme delle famiglie - Ma già è scattato un altro campanello d'allarme: tra le voci di "lotta all'evasione" comparirebbe anche una stretta sul sommerso per colf e badanti che, è il rischio paventato dai datori di lavoro domestico, si tradurrebbe in costi per le famiglie. "Sarebbe intollerabile fare cassa a spese delle famiglie", dice Assindatcolf, respingendo l'ipotesi, già ventilata in passato, di trasformarle in sostituti d'imposta, dovendo cioé versare, oltre ai contributi, anche l'Irpef a colf per i propri dipendenti.

La proposta dell'Assindatcolf - Il comparto, ricorda l'associazione "ha registrato all'Inps 850mila rapporti di lavoro ma stimiamo ce ne siano altrettanti in nero". Secondo il rapporto sul sommerso allegato alla Nota di aggiornamento al Def, però, anche tra chi risulta all'Inps ce n'è almeno un quarto (circa 221mila) che si collocano in modo "anomalo" sulla soglia della no tax area, attorno agli 8mila euro. La chiave per fare emergere, anche per il fisco, il lavoro domestico, secondo Assindatcolf sarebbe invece quella della deduzione per le famiglie "così come accade per il costo del lavoro aziendale". In questo modo "si avrebbe interesse a dichiarare" per intero ore lavorate e retribuzione che, "per una badante convivente supera ampiamente la no tax area".

Possibli misure per reperire risorse - In tema di detrazioni, sul tavolo del governo al momento ci sono altre simulazioni, utili a reperire risorse. Non si toccheranno, assicura la titolare dell'Agricoltura Teresa Bellanova, le agevolazioni sul gasolio agricolo. Anche se i sussidi dannosi per l'ambiente restano nel mirino. Insieme a un primo intervento sulle tax expenditures. Da un lato, quindi, si pensano nuovi sconti per incentivare l'uso delle carte, in chiave anti-evasione, dall'altra si cerca di racimolare fondi, legando ad esempio le detrazioni al 19% (da quelle per le spese sanitarie alla palestra dei figli) ai pagamenti con moneta elettronica. Sul tavolo c'è anche l'idea di porre una soglia massima di reddito oltre la quale le detrazioni verrebbero proprio azzerate (si parla di 100mila o 300mila euro, fascia in cui si colloca, però, una percentuale esigua di contribuenti).

Rimodulazioni dell'Iva - Ad agitare la maggioranza, comunque, resta il tema dell'Iva: alcune rimodulazioni, dicono in contemporanea sia il Dem Francesco Boccia sia la Cinque Stelle Laura Castelli, porterebbero più equità nel sistema. Entrambi citano l'Iva su pannolini ed assorbenti, che già si è tentato a più riprese, invano, di portare al 5%. Ricevendo, a sorpresa, la "benedizione" di Matteo Renzi: "Se la rimodulazione dell'Iva è a costo zero, per esempio si abbassa l'Iva al pannolino, firmo anche io", dice l'ex premier. La parola, quindi, potrebbe passare al Parlamento.

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