Nel suo ultimo discorso di fine anno dal Quirinale, il Capo dello Stato parla della pandemia e dei suoi "sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni". Quindi sottolinea che ora si apre "una nuova stagione dei doveri, e ognuno deve fare la propria parte"
"Sono stati sette anni impegnativi, complessi, densi di emozioni": così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rivolto per l'ultima volta dal Quirinale il suo saluto agli italiani, parlando dei "momenti drammatici" della pandemia e ricordando "i meriti di chi, fidandosi di scienza e istituzioni, ha scelto di vaccinarsi: la quasi totalità degli italiani". Sprecare i vaccini è invece "un'offesa a chi non li ha avuti".
"La ricerca e la scienza - ha spiegato - ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un'offesa a chi non l'ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla. I vaccini hanno salvato tante migliaia di vite, hanno ridotto di molto - ripeto - la
pericolosità della malattia".
Il presidente della Repubblica è quindi tornato a parlare della sua esperienza al Colle, ricordando che "anche nei momenti più bui, non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea. Ai sindaci e alle loro comunità. Ai presidenti di Regione, a quanti hanno incessantemente lavorato nei territori, accanto alle persone. Il volto reale di una Repubblica unita e solidale. E' il patriottismo concretamente espresso nella vita della Repubblica".
Mattarella ha quindi sottolineato che la Costituzione affida al Capo dello Stato "il compito di rappresentare l'unita' nazionale. Questo compito - che ho cercato di assolvere con impegno - è stato facilitato dalla coscienza del legame, essenziale in democrazia, che esiste tra istituzioni e societa'; e che la nostra Costituzione disegna in modo così puntuale. Questo legame va continuamente rinsaldato dall'azione responsabile, dalla lealtà di chi si trova a svolgere pro-tempore un incarico pubblico, a tutti i livelli. Ma non potrebbe resistere senza il sostegno proveniente dai cittadini".
"Credo - ha proseguito - che ciascun Presidente della Repubblica, all'atto della sua elezione, avverta due esigenze di fondo: spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell'interesse generale, del bene comune come bene di tutti e di ciascuno. E poi salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell'istituzione che riceve dal suo predecessore e che - esercitandoli pienamente fino all'ultimo giorno del suo mandato - deve trasmettere integri al suo successore".
"Rivolgo un pensiero riconoscente - ha detto poi il Capo dello Stato - ai presidenti del Consiglio e ai governi che si sono succeduti in questi anni. La governabilità che le istituzioni hanno contribuito a realizzare ha permesso al Paese, soprattutto in alcuni passaggi particolarmente difficili e impegnativi, di evitare pericolosi salti nel buio".
Dal presidente, quindi, arrivano parole di fiducia nel futuro: "Siamo pronti ad accogliere il nuovo anno, ed è un momento di speranza. Guardiamo avanti, sapendo che il destino dell'Italia dipende anche da ciascuno di noi. Tante volte abbiamo parlato di una nuova stagione dei doveri. Tante
volte abbiamo sottolineato che dalle difficoltà si esce soltanto se ognuno accetta di fare fino in fondo la parte propria".
Mattarella si è quindi rivolto ai giovani ripensando a tutti quelli "che ho incontrato in questi anni. Giovani che si impegnano nel volontariato, giovani che si distinguono negli studi, giovani che amano il proprio lavoro, giovani che - come è necessario - si impegnano nella vita delle istituzioni, giovani che vogliono apprendere e conoscere, giovani che emergono nello sport, giovani che hanno patito a causa di condizioni difficili e che risalgono la china imboccando una strada nuova. I giovani sono portatori della loro originalità, della loro libertà. Sono diversi da chi li ha preceduti. E chiedono che il testimone non venga negato alle loro mani - continua -. Alle nuove generazioni sento di dover dire: non fermatevi, non scoraggiatevi, prendetevi il vostro futuro perché soltanto così lo donerete alla società".
Nel suo messaggio il Capo dello Stato ha anche citato "la commovente lettera del professor Pietro Carmina, vittima del recente, drammatico crollo di Ravanusa. Professore di filosofia e storia, andando in pensione due anni fa, aveva scritto ai suoi studenti: 'Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi. Infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non adattatevi, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa. Voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare...'. Faccio mie - con rispetto - queste parole di esortazione cosi' efficaci, che manifestano anche la dedizione dei nostri docenti al loro compito educativo".