"Opinabile il termometro sui mercati dei Paesi"

Mattarella: "L'Italia paga gli interessi sul debito come Francia-Germania insieme"

"Il nostro Paese - ha sottolineato il Capo dello Stato -  è un debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi statali primari annui"

06 Set 2024 - 10:46
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"Abbattere il debito pubblico è una necessità ineludibile". Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, spiegando che "sul fronte del debito l'Italia ha pagato più interessi di quelli pagati insieme da Francia e Germania, eppure è un pagatore affidabile, un debitore onorabile". Il Capo dello Stato spiega che l'andamento dei tassi "è un termometro opinabile". "Molta strada resta - sottolinea - da fare per dare razionalità al mercato".

"Opinabile termometro sui mercati dei Paesi"

  Mattarella ha parlato anche dei mercati, non rinunciando a sottolineare alcuni aspetti critici. "Molta strada rimane da fare per dare razionalità a un mercato dei titoli pubblici che trascura temi come il rapporto debito pubblico/ricchezza finanziaria netta delle famiglie. Il termometro della percezione dei mercati sull'affidabilità di un Paese può rivelarsi, come appare da questo esempio, quanto meno opinabile. Una dimensione europea potrebbe restituire verità".

"Italia debitore onorabile"

  "L'Italia è un debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi statali primari annui, con un debito pubblico cresciuto in larga misura, dal 1992, principalmente a causa proprio degli interessi". Ma avverte però Mattarella. "Attenzione, il mio non è un invito a trascurare il debito: sono pienamente consapevole dell'esigenza ineludibile di abbatterlo. Si tratta di un invito a procedere su una strada che assuma con precisione i fondamentali dell'economia come criterio e, inoltre, di un invito a completare l'edificio finanziario europeo in maniera più rassicurante per tutti, ponendovi mano sollecitamente".

"Una domanda semplice: il vincolo esterno o piuttosto interno, come sarebbe più corretto dire, deriva dalle regole o dal debito? Merita una riflessione che interpella la situazione debitoria dei Paesi dell'Unione e sollecita a mettere a sistema, in termini fiscali ed economici, quanto oggi è affidata alla sola banca centrale europea". Il tema - ha aggiunto - non è puramente finanziario ma costituisce una questione civile, sociale e democratica, intersecando le questioni della libertà economica e dell'eguaglianza dei cittadini e della credibilità internazionale di uno Stato".

"No a spinte nostalgiche"

  "Ci sono spinte nostalgiche, provocarono tragedie" Mattarella ha poi parlato anche della storia dell'Ue e dei pericoli di guardare al passato dimenticando gli aspetti negativi. "Nella pubblica opinione si riaffacciano, sono presenti, spinte che immaginano, senza motivo, un futuro frutto di nostalgie di un passato che ci ha riservato, invece, spesso, tragedie. Ciascuna generazione viene chiamata a combattere contro fantasmi che sperano nell'oblio per poter riemergere con vesti nuove".

"Tocca alle forze della società civile, nella loro interezza - ha aggiunto - essere consapevoli che difendere il quadro della civiltà in cui vivono, e che contribuiscono a definire, è compito che non soltanto li interessa ma li riguarda".

"La storia dell'integrazione europea, a partire dal dopoguerra, dalla Comunità per il carbone e l'acciaio, con la vitalità delle forze culturali, sociali, economiche dei diversi Paesi, sta a testimoniare come un quadro di libertà, giustizia sociale, aspirazione alla pace, esprima valori destinati a prevalere sui disvalori dell'egoismo, della contrapposizione, del razzismo, della violenza, dell'odio, della guerra. Con fermezza, con determinazione, proseguiamo su questa strada", ha aggiunto.

"Moneta unica scudo protettivo a fragilità nazioni"

  "L'aspirazione a una moneta europea che agisse da scudo protettivo nacque dal desiderio di dotarsi di uno strumento efficace, vista la fragilità di quelli nazionali", ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sottolineando "le conseguenze che ebbe la denuncia unilaterale da parte statunitense degli accordi di Bretton Woods, il 15 agosto 1971, quando gli Stati-nazione europei si trovarono di fronte, con le rispettive valute, a una sregolata fluttuazione dei mercati". "Si prese atto che governare in autonomia le grandezze macroeconomiche vedeva le singole nazioni inadeguate e che la manovra monetaria, rincorsa fra salari e prezzi, abituale per numerosi Paesi, era un disvalore, era tutt'altro che risolutiva".

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