"Non rispetta Mattarella chi lo tira nelle beghe politiche", spiega il premier mentre sull'inchiesta Liguria, afferma: "Toti sa cosa fare, se innocente non deve dimettersi"
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Dal premierato alla riforma della giustizia, dall'inchiesta in Liguria al saluto a De Luca: sono tanti i temi affrontati dal premier Giorgia Meloni a "Quarta Repubblica". Parlando di Mattarella, il presidente del Consiglio ha detto: "Vedo continuamente un tentativo di tirarlo nelle beghe della politica, mancandogli così di rispetto". Tuttavia, ha spiegato, non si è andati sul "semi-presidenzialismo alla francese" per venire incontro alle opposizioni che chiedevano di "non toccare i poteri del presidente della Repubblica. Ho deciso di cambiare riforma e loro non hanno fatto in tempo ad aggiornare la strategia, per cui continuano a nascondersi, a trincerarsi dietro la difesa del Capo dello Stato". Poi una considerazione sulla vita da premier: "Non mi diverto a fare il presidente del Consiglio. All'opposizione avevo una vita e ora non ce l'ho. Non è una cosa facile, è una cosa che ti toglie tutto". Mentre in vista delle Europee lancia un allarme: "Sono molto preoccupata dal clima contro di me e FdI".
Con la riforma del premierato "me la rischio, sto rischiando? Chi se ne frega - ha ribadito -, meglio andare a casa che stare qui a sopravvivere. Io andrò a casa tra cinque anni se gli italiani decideranno di cacciarmi".
Il premier ha affrontato il nodo riforma della magistratura dicendo di averla fatta "proprio perché ho rispetto dei magistrati. Io ho cominciato a fare politica quando hanno ucciso il giudice Paolo Borsellino e prima ancora Giovanni Falcone, ho un enorme rispetto dei servitori dello Stato, ma proprio per questo credo che serva una riforma del genere, che è fatta per la stragrande maggioranza di magistrati che vogliono solamente fare il loro lavoro e non vogliono, per vedere riconosciuto il loro valore, dover aderire a una corrente politicizzata della magistratura".
Parla poi della credibilità della categoria e chiarisce: "Io penso che le correnti abbiano fatto molti danni alla credibilità della magistratura e noi interveniamo in una norma di buon senso che dice alcune cose semplici: separazione delle carriere, che serve a fare cosa? A creare maggiore equilibrio tra difesa e accusa e a valorizzare la terzietà del giudice, e quindi è uno strumento di rafforzamento del ruolo dei magistrati; riforma del Csm e sorteggio per i componenti del Csm, perché? Perché è il sistema che scardina il meccanismo delle correnti. Terza cosa, l'Alta Corte: poiché a un grande potere corrisponde sempre una grande responsabilità, come diceva l'uomo ragno, e non c'è responsabilità più grande del potere di quello di decidere sulla vita delle persone, sulla libertà delle persone, è giusto che anche i magistrati, quando sbagliano, vengano sanzionati. Oggi la politica elegge i membri laici del Csm, domani vengono sorteggiati pure quelli: la politica se ne tira completamente fuori e tutto rimane governato dalla magistratura ma in un sistema che non è partitico ma veramente libero".
Sul nodo Liguria, Meloni ha spiegato: "Io ho già detto che secondo me chi può indicare questa questione è Giovanni Toti, banalmente perché Giovanni è l'unico che conosce veramente la verità. Lui sa cosa sia giusto fare e penso che debba fare quello che considera più giusto per i cittadini della Regione Liguria, che vuol dire valutare la capacità di governo e valutare anche in coscienza: se, come lui dice, è innocente, chiaramente far dimettere un uomo che è stato scelto dai cittadini perché viene accusato di una cosa che è falsa è una mancanza di rispetto verso i cittadini, mentre se la cosa non fosse falsa sarebbe una mancanza di rispetto verso i cittadini non dimettersi".
E ancora: "Non ho letto le 9mila pagine, non ho potuto parlare con Giovanni, so che ha estremamente a cuore la sua Regione, gli è stato riconosciuto dai cittadini della Liguria che lo hanno confermato a grande maggioranza e quindi so che è abituato a fare quello che è meglio per la sua Regione e aspetto da lui questa determinazione".
Non è mancata una riflessione sul caso De Luca. Ecco cosa ha raccontato il premier: "Ci ho pensato mentre ero in macchina e mi hanno detto c'è il presidente De Luca". A Nicola Porro che le domandava se l'ironia sia un suo metro di governo, Meloni ha risposto: "Leggo poco, soprattutto gli articoli che parlano di me. Però ogni tanto mi arrivano le ricostruzioni su come sarebbero maturate le cose che io faccio e sono geniali: riunioni, studi, società pagate... Non ho consulenti americani. Io sono una persona molto spontanea e mi sono data una regola: sii te stessa, perché tanto non puoi sembrare una persona diversa. Forse lo puoi sembrare nel breve periodo, ma penso che la gente debba sceglierti o non sceglierti guardando effettivamente a chi sei. Quindi, se mi viene in mente di fare una cosa, tendenzialmente io la faccio. Se una cosa mi fa sorridere, ci sorrido sopra".
In vista delle europee, Meloni ha detto: "Le sedi di FdI vengono fatte oggetto di varie deturpazioni, ci sono delle persone che vengono aggredite, io sono molto preoccupata dal clima che si sta creando in questo racconto del 'mostro'. Per questo ho chiesto a Elly Schlein cosa ne pensasse delle parole del candidato del Pse alla presidenza della Commissione Ue Nicolas Schmit che dice che i conservatori non sono democratici, che io non sono democratica e quindi sono un dittatore, e se sono un dittatore cosa si fa, la lotta armata per depormi? Questa gente non si rende conto che per raggranellare due voti rischi che qualcuno creda alle cose deliranti che dicono e decisa di passare ai fatti. La dice lunga sulla responsabilità di questa gente. Quello che abbiamo scoperto in questo anno e mezzo è che i veri estremisti stanno a sinistra".
Meloni ha poi detto che è "abbastanza normale" che tutti i giornali abbiano aperto sulla richiesta di dimissioni di Mattarella da parte del senatore leghista Claudio Borghi e "chiaramente diventa polemica politica poiché siamo in campagna elettorale. Io sono stata molto contenta che Salvini abbia chiarito perché era importante farlo particolarmente nella giornata del 2 giugno, secondo me un giorno in cui bisogna evitare il più possibile le polemiche". E sull'ipotesi dimissioni di Giorgetti, "questione mai aperta. Giorgetti è ministro dell'Economia e continuerà a esserlo".
La procedura d'infrazione della Commissione Ue sull'assegno unico "è la dimostrazione del perché l'Europa va cambiata, e per noi vuol dire, se loro alla fine avessero ragione, dover rinunciare all'assegno unico", ha detto ancora il premier. "Chiaramente se io devo andare a dare l'assegno unico a tutti non solo i comunitari, ma anche agli extracomunitari che lavorano in Italia, anche agli extracomunitari secondo loro che hanno i figli in patria, io non lo reggo", ha spiegato, Meloni ribadendo che intende "dare battaglia" e auspicando "che la Commissione di domani possa essere un po' più pragmatica".