Il cooperante italiano è detenuto a Caracas dallo scorso 15 novembre con l'accusa di terrorismo. Da quasi cinque mesi nessun contatto diretto con la famiglia
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La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, come anticipato dal Gazzettino, ha telefonato ad Armanda Colusso, la madre di Alberto Trentini, il cooperante italiano originario del Lido di Venezia, che si trova in carcere in Venezuela, a Caracas, dal 15 novembre dello scorso anno. Lo confermano fonti di Palazzo Chigi assicurando che "il governo è al lavoro per riportarlo a casa".
Alberto Trentini è in carcere con l’accusa di terrorismo. Il 45enne, da quanto rivelano all’Ansa fonti venezuelane, si trova nel penitenziario El Rodeo I, nello Stato di Miranda, alla periferia di Caracas, a circa 30 chilometri dalla capitale, in una località chiamata Guatire. Su di lui però, nessuna informazione, se non che si troverebbe in "buone condizioni di salute" in cella. Un silenzio che dura da quasi cinque mesi e che pesa sui genitori, Armanda ed Ezio, che dal Lido di Venezia continuano ad aspettare una telefonata del figlio.
Nel frattempo, gli amici di Trentini non sono rimasti a guardare. Nelle ultime settimane hanno lanciato diverse iniziative per mantenere alta l’attenzione sul caso. Tra queste, una staffetta di digiuno alternato a turni di 24 ore, per chiedere chiarezza e garantire i diritti fondamentali del giovane detenuto.
Il cooperante italiano è detenuto in Venezuela dalla metà di novembre scorso. Secondo quanto riferito dalla sua avvocata, Alessandra Ballerini, Trentini si trovava nel Paese per conto dell’organizzazione umanitaria Humanity & Inclusion, con l’obiettivo di fornire assistenza alle persone con disabilità. "Alberto era giunto in Venezuela il 17 ottobre 2024 e, il 15 novembre, mentre era in viaggio da Caracas verso Guasdalito per una missione, è stato fermato a un posto di blocco insieme al conducente della Ong".
Trentini, originario del Veneto e laureato in Storia moderna e contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari, ha maturato una lunga esperienza nel settore della cooperazione internazionale. Prima di unirsi a Humanity & Inclusion, ha lavorato in varie zone del mondo. Tra il 2023 e il 2024 ha operato in Colombia, nella località di Barbacoas, con il Consiglio danese per i rifugiati. Negli ultimi quattro mesi del 2022 ha ricoperto il ruolo di coordinatore di campo per l’organizzazione francese Solidarités International, sempre in Colombia, incarico che aveva già svolto anche con Première Urgence Internationale. Dal 2017 al 2020 ha collaborato con l’organizzazione Coopi in diversi Paesi, tra cui Ecuador, Perù, Libano ed Etiopia. Altri Paesi in cui ha preso parte a missioni umanitarie includono Grecia, Nepal, Paraguay e Bosnia-Erzegovina.