Per il ministro dell'Economia Giorgetti il Meccanismo europeo di stabilità potrebbe migliorare il rating dell’Italia. Ma il governo prende tempo
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Mes, la maggioranza cerca la quadra. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha inviato alla commissione Esteri della Camera una lettera a firma del suo capo di gabinetto Stefano Varone, con cui esprime un parere favorevole alla ratifica della riforma, il Meccanismo europeo di stabilità creato per ammortizzare le crisi bancarie e del debito. La commissione ha rinviato la discussione di 24 ore: in corso interlocuzioni tra Palazzo Chigi e la maggioranza.
Nella lettera, il Mef (Ministero dell'Economia e delle Finanze) ha sostenuto che la ratifica non comporterebbe "nuovi o maggiori oneri” per le finanze pubbliche, anzi potrebbe avere “effetti indiretti” positivi sull’accesso ai mercati finanziari e sul rating creditizio dell’Italia. Il Mef ha aggiunto che la riforma del Mes potrebbe essere vista come un “segnale di rafforzamento della coesione europea” e che non ci sono evidenze di maggiori rischi legati al fondo da nessuna delle agenzie di rating.
La lettera del Mef ha scatenato le reazioni della coalizione del governo Meloni, da sempre contrario alla ratifica del Mes. "Finché io conto qualcosa, che l'Italia non acceda al Mes lo posso firmare con il sangue", aveva affermato il premier Meloni in un'intervista rilasciata a Bruno Vespa qualche settimana fa. La Lega dello stesso Giorgetti, intanto, ha chiesto il voto in commissione per bocciare la riforma. I leghisti sostengono che si tratti di una “trappola” per l’Italia e che il Mes sia uno strumento “inutile e dannoso”. Fratelli d'Italia, guidato dalla Meloni, ha condiviso la linea della Lega e ha affermato che il Mef abbia espresso un parere “tecnico” e non politico. Il presidente della commissione Esteri Giulio Tremonti, esponente di FdI, ha rinviato la seduta di 36 ore, nella speranza di un’indicazione unitaria del governo.
Il Partito Democratico, con la segretaria Schlein, ha criticato la maggioranza per l'atteggiamento ostruzionistico e ha chiesto di approvare al più presto la ratifica del Mes, ricordando che l’Italia è l’unico Paese a non averlo ancora fatto. Secondo gli esponenti dem si tratta di un’opportunità per l’Italia e per l’Europa. Il parere del Mef conferma i vantaggi del Mes e "smentisce le tesi dei sovranisti". L'accusa nei confronti della maggioranza è di usare la riforma come merce di scambio con l’Europa sul Patto di stabilità.
Il Meccanismo europeo di stabilità è un fondo permanente creato nel 2012 per fornire assistenza finanziaria ai Paesi membri dell’area euro. Il fondo dispone di una capitale da 700 miliardi di euro, finanziati dai contributi dei Paesi partecipanti in base alla loro quota nel capitale della Banca centrale europea. L’Italia è il terzo contributore al fondo con il 17,91%, circa 125 miliardi di euro. Esso può erogare prestiti ai Paesi in crisi, acquistare i loro titoli di debito sui mercati, o dare nuova liquidità alle loro banche. In cambio, i Paesi beneficiari devono accettare delle condizioni di austerity in accordo con la Commissione europea. Nel 2019, i ministri delle Finanze dell’area euro hanno approvato una riforma del Mes. Essa va ratificata da tutti i Paesi membri per entrare in vigore.
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La riforma è una questione delicata non solo per l’Italia, ma anche per la stabilità economica dell’Europa. L'Italia potrebbe essere l'unico Paese fondatore a bloccare la riforma in Parlamento, inviando un segnale potenzialmente negativo all'Europa. Secondo i favorevoli alla riforma, l’Italia si priverebbe di uno strumento utile in caso di future crisi economiche, soprattutto in un contesto di incertezza sui mercati. L’Italia si esporrebbe anche a possibili ripercussioni sul suo rating e sul costo del suo debito, con effetti negativi sulla crescita.
Il Mes sarebbe un strumento finanziario complementare ad altri strumenti europei, come il Recovery Fund o il Next Generation EU, che mirano a favorire la ripresa economica e la transizione ecologica e digitale dell’Unione. Il Mes sarebbe anche un segnale positivo per gli investitori e le agenzie di rating, che apprezzerebbero maggiore coesione tra i Paesi membri.