Il ministro dell'Interno francese Gerald Darmanin ha incontrato, a Roma, il suo omologo italiano Luciana Lamorgese per far fronte comune nella lotta all'immigrazione clandestina dopo l'attentato di Nizza
Navi e aerei per segnalare alle autorità tunisine i barconi che salpano dalle coste e intercettarli prima ancora che entrino in acque internazionali: questa la proposta italiana che è sul tavolo delle autorità tunisine. A portarla sarà il ministro dell'Interno francese Gerald Darmanin che, prima di iniziare il tour dei Paesi del Maghreb con l'obiettivo di ottenere il rimpatrio di alcuni soggetti radicalizzati, si è fermato a Roma per incontrare la sua omologa italiana, Luciana Lamorgese.
L'aumento degli sbarchi nel 2020 - Secondo i dati del ministero dell'Interno, dal primo gennaio di quest'anno a oggi, il numero di migranti sbarcati sulle coste italiane ammonta a 29.952 persone, il triplo di quanto si registrava nel 2019 nello stesso periodo (9.944 persone). I numeri più elevati si sono riscontrati a luglio (7.067) e ad agosto (5.323), ma le cifre sono rimaste alte anche nei mesi autunnali, solo il 3 novembre sono arrivate 921 persone. La maggior parte dei migrati giunti nel nostro Paese nel 2020, al momento dello sbarco, ha dichiarato di essere di nazionalità tunisina (12.113 persone). Probabilmente l'accelerazione è stata provocata dalla drammatica situazione economica in cui versano i Paesi del nord d'Africa, aggravata dall'emergenza sanitaria.
Fronte comune di Italia e Francia - Il vertice tra i ministri dell'Interno italiano e francese ha visto i due Paesi consapevoli che un'azione comune a livello europeo sia l'unica via per vincere quella che Darmanin definisce una "battaglia culturale", contro l'ideologia jihadista e il fanatismo islamista. Entrambi i ministri hanno dichiarato che persiste la "massima condivisione" delle strategie da mettere in campo, a Bruxelles e in Africa, e hanno sottolineato la necessità di coinvolgere la Germania per un fronte comune contro i Paesi di Visegrad, da sempre contrari a una politica europea che favorisca la gestione condivisa dell'immigrazione. Nessun attrito neanche in merito all'attentato di Nizza: il fatto che il 21enne responsabile della morte di tre cittadini francesi fosse passato dal nostro Paese non è imputabile all'Italia. "Mai ho pensato - commenta Darmanin - che ci potessero essere stati errori da parte dell'Italia. Anzi, ringrazio il vostro Paese per lo scambio di informazioni e la collaborazione perfetta".
L'intervento sul controllo dei mari - L'azione comune dei due Stati prevede un intervento su due livelli. Il primo partirà già nei prossimi giorni e prevede la creazione di Brigate miste formate da poliziotti italiani e francesi per il controllo dei confini. Una sperimentazione di sei mesi alla quale si aggiungerà l'apertura di un ufficio della polizia di frontiera a Bardonecchia. "Il progetto non nasce oggi - dice Lamorgese -, ci lavoriamo da tempo e diventerà operativo a breve". "Non si chiudono le frontiere - aggiunge Darmanin - ma ci saranno queste brigate miste per rafforzare i controlli. La libera circolazione, gli scambi commerciali sono garantiti, la lotta è contro il terrorismo e l'immigrazione clandestina". Nel quadro delle iniziative condivise rientra anche il piano per il controllo in mare con navi e aerei, che sarà presentato alla Tunisia proprio da Darmanin, attuato con mezzi italiani. "Il piano prevede il posizionamento di assetti navali e aerei che possano avvertire la Tunisia delle partenze - continua Lamorgese - affinché le autorità possano, nella loro totale autonomia, intervenire".
Le richieste a Bruxelles - "Serve una road map che negozi gli accordi di riammissione con i principali Paesi africani che ancora non si sono attivati" dice ancora Lamorgese. L'altra questione sul tavolo è quella della lotta al terrorismo, che è legata all'immigrazione solo in parte. Molto più spesso infatti, ammette Darmanin, è un problema "endogeno: su 30 terroristi che hanno colpito negli ultimi anni, 22 erano francesi". Per questo il ministro francese torna a rilanciare l'idea di un "European Act", dato che, a suo avviso, la lotta al terrorismo "è una battaglia contro l'ideologia jihadista, non contro la religione o l'Islam, che rispettiamo, ed è una battaglia in cui tutta l'Europa deve esser coinvolta." A partire dalla chiusura dei siti web attraverso i quali si radicalizzano migliaia di giovani, fino alla rivisitazione dell'accordo di Schengen. "Va rifondato - attacca Darmanin - Non si tratta di chiudere la circolazione ai cittadini europei ma di rivedere il sistema di controllo sulle frontiere esterne".