Il Carroccio contesta la decisione di continuare a fornire armi a Kiev, ma il premier taglia corto: "La posizione italiana è chiarissima, continueremo a sostenere l'Ucraina"
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Chiuso il vertice Nato che ha visto i grandi ribadire il sostegno all'Ucraina, il premier Giorgia Meloni ribadisce la differenza tra aggressore e aggredito e si dice "fiera" di aver mandato a Kiev i sistemi di difesa aerea: "È il modo migliore per difendere una nazione aggredita". Ma la Lega attacca: "Quali sarebbero le armi difensive inviate all'Ucraina? I missili sono armi difensive? I missili sono sempre missili e uccidono le persone", è la posizione del vice di Salvini, Andrea Crippa. Ma il presidente del Consiglio taglia corto: "La posizione italiana è chiarissima e segue quello che c'è scritto nel nostro programma, ossia che avremmo sostenuto l'Ucraina e ogni iniziativa di pace".
Crippa da parte sua insiste spiegando di essere "contro l'invio di ogni tipo di armi all'Ucraina perché sono favorevole a un processo negoziale che deve avere come unico scopo la pace. Finché inviamo armi è chiaro che alimentiamo guerre e finché alimentiamo guerre contribuiamo alla morte di persone sia della Russia sia dell'Ucraina". Una posizione decisamente distante da quella di FdI, soprattutto in vista dei futuri scenari di evoluzione della Nato. Come ad esempio per la nascita dell'inviato speciale Nato per il fianco Sud, ruolo che l'Italia sta provando a rivendicare.
E anche per questo il premier Giorgia Meloni, manda un messaggio a Crippa ma soprattutto al vicepremier Matteo Salvini, pur senza nominarlo ma rivolgendosi "a chi, da varie parti, tra gli osservatori e nella politica, dice che se si continuano a inviare armi all'Ucraina si alimenta la guerra". Che è quanto affermato dal leader leghista e dal suo vice Crippa prima e dopo il vertice Nato. Ma il presidente del Consiglio osserva che "dipende anche da cosa si invia", perché il governo italiano si è "concentrato sui sistemi di difesa antiaerea, che è il modo migliore per difendere una nazione aggredita".
La posizione della Lega, espressa da Crippa, è invece distante: "Le organizzazioni internazionali, la Nato, l'Ue e l'Onu, dovrebbero favorire un processo di pace. Partendo dal presupposto che l'Ucraina è stata aggredita e la Russia ha aggredito, ma bisogna mettere fine a questa guerra, cercare di fare in modo che ad armi, missili e aerei, prevalgano politica e diplomazia". La replica di Giorgia Meloni è netta: "La posizione italiana è chiarissima, segue quello che c'è scritto nel nostro programma, ossia che avremmo sostenuto l'Ucraina e ogni iniziativa di pace. Lo abbiamo fatto con una solidità che non abbiamo visto in tutte quelle che ci hanno preceduto e non vediamo attualmente neanche nell'opposizione".
Ma il dibattito non sembra chiuso. Perché, anche in vista della Manovra, di spese militari si dovrà certamente tornare a parlare. E il premier già chiarisce che "manteniamo l'impegno preso dieci anni fa di arrivare al 2% di spesa per la Difesa, mantenuto da tutti i governi", spiegando che "incrementiamo compatibilmente con le nostre possibilità". E già, in merito alla necessità di rafforzare l'ombrello difensivo Nato, non si esclude che anche il nostro Paese possa accogliere nuovi sistemi d'arma come i nuovi missili Usa a lungo raggio che dal 2026 saranno dispiegati in Germania.
Ma nel frattempo l'Italia punta a sviluppare nuovi sistemi difensivi, tanto che a margine del vertice Nato il ministro della Difesa Guido Crosetto ha firmato con Francia, Germania e Polonia la lettera di intenti per lo sviluppo dei missili per l'Elsa (European Long-Range Strike Approach). E in Europa nascono e si consolidano joint venture fra industrie della difesa di Paesi alleati, come il recente accordo fra i tedeschi di Rheinmetall e Leonardo per un nuovo carro armato. E l'obiettivo è quello di accelerare la produzione di sistemi d'arma, perché, sottolineano fonti di governo, "ora a noi servono due anni per produrre missili che la Russia realizza in due mesi".