Tensioni sui vertici della Cassa, le due forze di governo accusano il ministro di volersi imporre. E alla fine è fumata nera
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La partita delle nomine si inceppa e il motivo sono le tensioni tra Lega Nord e Movimento 5 stelle da una parte e il ministro Giovanni Tria dall'altra. Mentre il Parlamento sblocca la partita su Copasir e Vigilanza Rai e nomina i primi quattro consiglieri del Cda della tv pubblica, il dossier inciampa sulla nomina dell'amministratore delegato Cdp, in un quadro complicato dalla necessità di comporre le tessere per Cassa, Rai e Ferrovie.
Malumori tra M5s-Lega e Tria - Le due forze di maggioranza lo dicono chiaramente: il ministro dell'Economia si mette di traverso e vuole imprre la sua volontà. Il premier Giuseppe Conte cerca di minimizzare e ai giornalisti dice: "Il problema non è se ci sono divergenze sulle nomine: la Cdp è uno strumento chiave per la politica nazionale, ha un rilievo strategico e quindi vogliamo meditare bene. Ci stiamo riflettendo bene per non sbagliare".
Il braccio di ferro comincia con la riunione, mercoledì mattina, nella sala del governo a Montecitorio, di Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti, plenipotenziario di Salvini sul dossier nomine. Alla fine Giorgetti conclude: "C'è da lavorare", preannunciando una nuova fumata nera nell'assemblea di Cdp convocata per le 18. Un leghista di rango poco dopo, a chi gli chiede se dopo la riunione la situazione sia meglio di prima, risponde: "Meglio di Tria...".
Il nodo di Dario Scannapieco - Il ministro viene accusato anche dai pentastellati, con i quali resta ruggine dopo la vicenda del dl dignità, di voler bypassare i partiti sulle scelte per il Cda di Cdp come della Rai. Tria era pronto a indicare come amministratore delegato Dario Scannapieco, ex vicepresidente della Bei e vicino a Mario Draghi.
Ma il no di M5s (in principio favorevole) e Lega (da sempre contraria) si salda anche per un problema di deleghe. M5s voleva dare al direttore finanziario di Cdp Fabrizio Palermo il ruolo di direttore generale e deleghe "pesanti" che limitavano di fatto l'operato dell'ad. Dopo l'irrigidimento su Scannapieco i soci di governo starebbero chiedendo la carica di ad, anche se non si esclude che per sbloccare la partita spunti un terzo nome.
Cdp, tutto rinviato a martedì - L'assemblea di Cdp, con disagio delle fondazioni, è stata rinviata a martedì, quando Tria tornerà dal G20 di Buenos Aires. Quello stesso giorno - difficilmente prima - il Consiglio dei ministri potrebbe chiudere la partita Rai, con un accordo politico anche su Ferrovie dello Stato (in pole Giuseppe Bonomi, vicino alla Lega, con il mandato di bloccare la fusione con Anas).
La partita della Rai - Ma la discussione sulla tv di Stato è aperta, anche perché a valle si starebbe già trattando su direttori di rete e di tg. Alla presidenza Rai potrebbe andare Giovanna Bianchi Clerici, vicina alla Lega, ma il nome non è blindato e M5s condiziona l'accordo a un'intesa sull'ad. E qui il dossier si complica, a causa del tetto di 240mila euro che scoraggia i manager più quotati e con i quali sta entrando in contatto una società di "cacciatori di teste" contattata dal ministero dell'Economia. Il tetto in teoria sarebbe aggirabile ma M5s non intenderebbe farlo.
Giunte parlamentari e presidenze di vigilanza - E' chiusa intanto la partita delle giunte parlamentari e delle presidenze di Vigilanza, con Alberto Barachini (bersaglio di critiche da sinistra in quanto "uomo Mediaset") e Copasir, con il dem Lorenzo Guerini. Il Parlamento ha scelto anche quattro membri del Cda Rai in quota M5s (Beatrice Coletti), Lega (Igor De Biasio), Fdi (Giampaolo Rossi) e Pd (Rita Borioni).