"Nessun assoggettamento del pm all'esecutivo, il ruolo del giudice sarà rafforzato. Coniughiamo la certezza delle garanzie dell'individuo con la sicurezza della collettività"
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Nel ddl costituzionale del governo sulla separazione delle carriere dei magistrati non è previsto "l'assoggettamento del pm all'esecutivo". Lo ha detto al Senato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, nella relazione sull'amministrazione della giustizia. "Questo postulato assoluto è garantito dalla norma positiva che attua il principio costituzionale secondo cui la giurisdizione" viene realizzata "mediante il giusto processo, dove le parti sono in condizione di parità davanti al giudice terzo e imparziale. Lungi dall'indebolire l'accusa, la riforma difende e rafforza il ruolo del giudice", ha spiegato Nordio.
Nordio ha quindi detto, presentando in Senato la sua relazione annuale, che "la maggioranza sosterrà con determinazione l'iter" dal momento che si tratta di "un obbligo e un dovere che avevamo verso i nostri elettori. Lieti che parte dell'opposizione abbia dato, seppur con riserve, la sua adesione alla legge".
Il ministro ha inoltre chiarito che la separazione delle carriere, "come più volte detto, esclude che si preveda un assoggettamento del pubblico ministero all'esecutivo". E ha poi spiegato: "La cultura liberale della giurisdizione, che ci ispira, è una cosa ben diversa da quella perniciosa della corporazione. La nostra cultura coniuga la certezza e la sicurezza delle garanzie dell'individuo all'interno del processo, con la garanzia della sicurezza della collettività dopo che il processo si è concluso. Ciò induce a ricordare ancora una volta che l'unico processo che respingiamo è quello alle intenzioni: non si può continuare a dire che c'è l'intenzione di sottoporre il pm all’esecutivo, quando la legge costituzionale lo esclude apertis verbis".
Nordio continua: "Intendiamo proseguire nella piena attuazione del sistema accusatorio all'interno del sistema processuale penale, soprattutto ripristinando l'impianto del Codice di procedura penale firmato da Vassalli nel 1989. In esso la separazione delle carriere è condicio sine qua non e i due concetti, processo accusatorio e separazione delle carriere, sono consustanziali".