Montano le critiche dopo l'intervento del leader della Lega alla manifestazione del Sap. La mamma di Aldrovandi: "Fa solo campagna elettorale, ci sono poliziotti onesti ma anche delinquenti in divisa"
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Nel giorno in cui si celebra la giornata mondiale contro la tortur, monta la polemica dopo l'intervento del leader della Lega, Matteo Salvini, alla manifestazione del Sap. A 31 anni dall' entrata in vigore della Convenzione delle Nazioni Unite che bandisce tale "strumento", e ratificata ratificata ormai da 157 paesi, manca ancora all'appello l'Italia. Il ddl che introduce il reato di tortura è parcheggiato in Senato, dopo essere stato approvato alla Camera ad aprile. E mentre i familiari delle vittime di tale "abuso" chiedono che l'Italia colmi questo vuoto normativo e recepisca la condanna della Corte di Strasburgo, il sindacato delle polizia che ieri ha manifestato in piazza considera questa legge "una volontà nascosta di punire gli uomini e le donne in divisa".
In mezzo c'è il leader del Carroccio e i suoi slogan: "La polizia deve fare il suo lavoro"; e ancora: "Se qualcuno si fa male affari suoi"; oppure: "La Corte europea dei diritti umani potrebbe occuparsi di altro". Parole dure, sopratutto per chi ha perso i suoi cari in qualche "incidente" di troppo.
"Salvini fa solo campagna elettorale - replica patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi - ci sono tanti poliziotti onesti, ma per rispetto di loro non si può far finta di non vedere che c'è chi sbaglia. Ci sono anche delinquenti in divisa". Alle parole di Salvini replica anche il Pd: "Quello che deve essere colpito - dice Walter Verini, capogruppo democratico in commissione Giustizia:è l'abuso o casi di violenza ingiustificata come, per esempio, quelli alla Diaz su cui, non dimentichiamolo mai, un grande poliziotto come Antonio Manganelli ebbe il coraggio di chiedere scusa".
Mentre le Associazioni che "tutelano" le vittime di tortura condannano il Sap: "E' una posizione fuori dalla Comunità Internazionale - dichiarano in una nota Patrizio Gonnella (Antigone), Massimo Corti (Acat) e Franco Corleone (coordinatore dei garanti dei detenuti) - la polizia deve essere un corpo che protegge i diritti umani e non deve aver paura del reato di tortura".