Il premier avvisa le opposizioni: "Se non si chiude entro l'8 agosto, la settimana dopo si continua. Pensano di far arrabbiare me o il governo, ma io non mi arrabbio"
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"Pensano di fare arrabbiare me o il governo, ma io non mi arrabbio, ho l'impressione che stiano facendo arrabbiare i cittadini". Matteo Renzi lo ha detto in un'intervista al Tg5 aggiungendo: "Quando vedi i senatori che dovrebbero stare in Parlamento a votare andare a fare passeggiatine dal Senato al Quirinale capisci che c'è qualcosa che non torna".
"Se vogliono fare 8mila emendamenti e bloccare il Senato - prosegue il premier - questo si chiama ostruzionismo: noi ci mettiamo lì e, poco alla volta, andiamo avanti con la serenità di chi sa che non ci stanchiamo, o meglio che si stancheranno prima loro". Per il presidente del Consiglio, bisogna "dirlo in modo chiaro: vogliono discutere davvero nel merito di 10, 20, 30, 50 punti da cambiare? Noi si può anche discutere, ma non si può bloccare le riforme".
E sulla data, Renzi resta convinto che il Parlamento può chiudere entro l'8 agosto: "credo ci siano le condizioni per farcela". Ma avverte le opposizioni che, in caso contrario, "la settimana dopo si andrà avanti. Non è un problema di ore, di giorni, non dobbiamo fare le riforme correndo perché dobbiamo farle, ma certo non possiamo pensare a chi dice sempre no, a chi immagina di portarci nella palude".
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, che pur "fiduciosa nella riuscita della riforma", avverte che "se non dovessimo finire perché resta l'ostruzionismo delle opposizioni, andremo avanti anche oltre l'8 agosto. Non è un dramma, lavoreremo di più e faremo qualche giorno di ferie in meno". Perché, per la Boschi, "in nessun Paese democratico una minoranza può con l'ostruzionismo bloccare il Paese e impedire alla maggioranza di portare avanti gli impegni presi con i cittadini". Chi sta facendo ostruzionismo al Senato è infatti "una piccola minoranza che pensa di far perdere la pazienza al governo o a Renzi, ma se va avanti così il rischio è che siano gli italiani a perderla".
Infine, il premier parla anche delle elezioni, spiegando che "non possono essere costantemente invocate": al voto si va "ogni tot anni: compito del politico non è andare alle elezioni ma cambiare l'Italia".