"Noi restiamo, lasciare è segno di infantilismo e vigliaccheria". Molti i messaggi polemici da parte di chi lo ha votato alle primarie liguri
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"Comodo andarsene. Noi invece restiamo". E' questo il messaggio mandato a Sergio Cofferati dal vicesindaco di Savona Livio Di Tullio, che alle primarie di domenica aveva sostenuto il candidato Pd, che ha poi lasciato il partito. "Pure io resto", ha aggiunto Fulvio Briano, segretario provinciale Pd di Savona: anche lui aveva dato il suo voto all'europarlamentare che ha deciso di mollare.
Più duro il commento di Tullio Ghiglione, assessore comunale di Albenga, che dice: "Non ho mai condiviso il 'non gioco più me ne vado': è sintomo di infantilismo e vigliaccheria. Peccato, un tempo Cofferati mi era anche piaciuto. Non è giustificabile. Le primarie avevano e hanno delle regole che possono anche essere sbagliate, ma quelle sono e vanno rispettate. Se ti metti in gioco le accetti. Non puoi gareggiare e poi se perdi sostenere argomentazioni condivisibili, ma non tali da legittimare un abbandono del partito. Se c'è una deriva verso destra non è andandosene che si risolve il problema".
Civati: "Forse dovremmo dimetterci tutti" - Interviene anche il deputato della minoranza Pd Pippo Civati, che dice: "Se si chiede a Sergio Cofferati di lasciare l'Europarlamento dopo essere uscito dal Pd, forse con la stessa logica dovrebbero dimettersi tutti. E tornare a votare". Civati stigmatizza così il ragionamento dei renziani secondo i quali "se quelli che cambiano gruppo vengono nel Pd, allora va benissimo. Se uno esce dal gruppo del Pd, pur rimanendo nel Pse, deve dimettersi".
Intanto, il Pd prepara la festa di martedì: alle 19 al Campus Universitario il partito saluterà la vincitrice delle primarie, Raffaella Paita.