Il capogruppo dei senatori dem si oppone al segretario Zingaretti e alla squadra da lui composta: il coordinatore sarà Andrea Martella, i vicesegretari Andrea Orlando (vicario) e Paola De Micheli
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"La segreteria del Pd resa nota da Nicola Zingaretti non assomiglia al partito del noi". E' la critica lanciata dal capogruppo dei senatori dem Andrea Marcucci al suo segretario. "Vedo un'unica matrice identitaria in un partito che è nato per valorizzare i riformismi. E' una scelta che non condivido", ha affermato.
Nel pomeriggio il governatore del Lazio aveva reso nota la sua squadra: il coordinatore sarà Andrea Martella, i vicesegretari Andrea Orlando (vicario) e Paola De Micheli, mentre Marco Miccoli rivestirà il ruolo di capo della segreteria politica di Zingaretti.
Renziani sul piede di guerra - Le scelte del segretario nazionale non sono andate giù ai renziani, che sono stati esclusi e accusano Zingaretti di non avere mantenuto la promessa di garantire il pluralismo. Zingaretti non fa nemmeno in tempo a pubblicare la sua nota in cui parla di "bella segreteria" e si augura che le minoranze vogliano entrare nei dipartimenti. Marcucci lo batte sul tempo e di fatto vanifica l'auspicio del segretario: "Sono aperto al confronto e mi auguro, nel rispetto dell'autonomia di ognuno, si possa allargare il coinvolgimento anche alle sensibilità diverse delle minoranze congressuali".
Appello inutile, a quanto pare. Simona Malpezzi, altra senatrice renziana, ha dichiarato: "Dicevano 'partito unitario' nel 'rispetto del pluralismo'. Poi pero' hanno fatto la segreteria. La loro. Buon lavoro alla segreteria di Zingaretti". Già da venerdì, dopo il passo indietro forzato di Luca Lotti, c'è chi tra i renziani parla di situazione insostenibile e minaccia scissioni.
Battaglia interna - La linea, per ora, è però quella della battaglia dentro il Pd, come spiegano anche Roberto Giachetti, Anna Ascani e Luciano Nobili, che riuniscono la corrente Base riformista ad Assisi. Ha detto Nobili: "Tranquillizzo chi si aspetta dalla nostra discussione che noi decideremo che strada prendere. Noi siamo nel Partito Democratico. Vogliamo fare in modo che il questo partito possa tornare ad essere il protagonista di quelle battaglie simbolo dell'Italia che vuole dire Sì e vuole andare Avanti. Questo lo faremo dentro al Partito democratico finché ci sarà consentito. Lo faremo alzando la voce quando servirà, lo faremo orgogliosi delle nostre idee e del percorso che abbiamo fatto con Matteo Renzi". Impossibile sfuggire alla sensazione di déjà vu, sia pure a parti invertite.
Gli altri incarichi vanno a Enzo Amendola (Esteri e Cooperazione internazionale), Chiara Braga (Agenda 2030/Sostenibilità), Pietro Bussolati (Imprese e professioni), Andrea Giorgis (Riforme istituzionali), Maria Luisa Gnecchi (Welfare), Roberto Morassut (Infrastrutture Aree urbane e periferie), Nicola Oddati (Mezzogiorno), Roberta Pinotti (Politiche della sicurezza), Giuseppe Provenzano (Politica del Lavoro), Marina Sereni (Enti Locali/Autonomie), Camilla Sgambato (Scuola), Stefano Vaccari (Organizzazione), Antonella Vincenti (Pubblica amministrazione), Rita Visini (Terzo settore/Associazionismo).
Partecipano alla segreteria per funzione: Paolo Gentiloni, Presidente del Pd; Gianni Cuperlo, Fondazione Nazionale, oltre a Orlando e De Micheli. Inoltre la responsabile donne del Pd, che verrà eletta dalla Conferenza Nazionale delle donne; i capigruppo di Camera e Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci; il tesoriere Luigi Zanda; il Rappresentante dei Giovani Democratici.