Il segretario uscente: "E' un bluff dire che in direzione sono favorevoli all'accordo". Franceschini: "Qualcosa di profondo non va"
Matteo Renzi ritiene di avere i numeri contro l'accordo M5s-Pd. Intanto, però, si va alla conta in direzione Pd. Il tentativo di Lorenzo Guerini di evitare un voto non ha sortito l'effetto sperato, almeno finora, e si potrebbe arrivare davvero ad una spaccatura. Anche perché, in realtà, la mossa di Guerini non è stata esattamente accolta come un gesto distensivo da parte del fronte che chiedeva almeno di andare a vedere le carte dei 5 Stelle.
Renzi: "Spero non trovino pretesti per rompere" - E' un bluff la tesi fatta circolare dai "non renziani" del Pd, secondo la quale i numeri in direzione sarebbero a favore dell'area "governista" del partito. Lo avrebbe detto Matteo Renzi ai senatori con cui si è fermato a parlare dopo l'assemblea del gruppo a Palazzo Madama. "Spero non vogliano cogliere pretesti per rompere", avrebbe aggiunto. Non capisco come si possa pensare a un accordo di governo con i 5 Stelle, avrebbe proseguito Renzi che si è mostrato sorpreso dalla reazione nel partito all'intervista rilasciata domenica in tv su un eventuale governo con il Movimento. Non mi sarei aspettato - è il senso del ragionamento - reazioni di questo tipo: è pazzesca la pretesa che non possa più dire la mia. Non possono pensare che, da senatore, io la smetta di dire quello che penso.
Il Documento dell'ala renziana - Niente "conte interne" alla Direzione del Pd di giovedì. Lo "stallo politico è frutto dell'irresponsabilità" di M5s e centrodestra. Sì al confronto ma niente fiducia "a un governo guidato da Salvini o Di Maio". Sono questi i tre punti di un breve documento predisposto dai renziani sui quali da martedì è iniziata una raccolta di firme tra parlamentari e membri della Direzione del Partito Democratico. Al momento sarebbero state raccolte le firme di 77 deputati su 105 e 39 senatori su 52. Tra i firmatari anche i capigruppo Delrio e Marcucci.
"Siamo parlamentari eletti con il Pd e membri della Direzione - esordisce il documento - Proveniamo da storie e percorsi diversi. Non sappiamo se il prossimo congresso ci vedrà sulle stesse posizioni o se, del tutto legittimamente, sosterremo candidati diversi. Pensiamo tuttavia che tre punti chiave ci uniscano in modo forte"
Nel documento vengono poi esplicitati i punti cardine in vista della Direzione: "1. Crediamo dannoso fare conte interne nella prossima Direzione. È più utile riflettere insieme sulla visione che ci attende per le prossime sfide e sulle idee guida del futuro del centrosinistra in Italia.
"2. Crediamo - si legge ancora - che lo stallo creato dal voto del 4 marzo sia frutto dell'irresponsabilità del Centrodestra e del Movimento Cinque Stelle che con la loro campagna elettorale permanente hanno messo e stanno continuando a mettere in difficoltà il nostro Paese.
"3. Crediamo che il Pd debba essere pronto a confrontarsi con tutti, ma partendo dal rispetto dell'esito del voto: per questo non voteremo la fiducia a un governo guidato da Salvini o Di Maio. Significherebbe infatti venire meno al mandato degli elettori democratici. È utile invece impegnarci a un lavoro comune, insieme a tutte le altre forze politiche, per riscrivere insieme le regole del nostro sistema politico-istituzionale", conclude il documento.
Non renziani chiederanno voto su mandato a Martina - Tutte le componenti del Pd che non fanno capo a Renzi, sono orientate a chiedere in Direzione un voto sul mandato del reggente Maurizio Martina fino all'Assemblea nazionale. E' quanto riferisce l'Ansa dopo aver contattato gli esponenti delle componenti che fanno capo a Franceschini e Fassino, ad Andrea Orlando, a Gianni Cuperlo, a Michele Emiliano, a ReteDem e allo stesso Martina.
L'ira di Franceschini :"Qualcosa di profondo non va" - "Quando in una comunità politica alla vigilia di una discussione seria che riguarda il partito e il Paese si arriva a questo, c'è qualcosa di profondo che non va". Lo scrive su Twitter Dario Franceschini, rinviando al sito senzadime.it, che raccoglie le liste di componenti della direzione favorevoli e contrari alla trattativa sul governo con il M5s.