L’ex presidente dei dem è tra i firmatari di un appello per "un nuovo cantiere" che ricostruisca la sinistra
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Dopo la batosta delle elezioni non sono mancate le critiche al Pd, l’ultima arriva da Rosy Bindi, ex-presidente del partito, che ne chiede addirittura lo scioglimento. "Ci risparmino la resa dei conti interna, perché la ritualità del congresso è ormai accanimento terapeutico" ha dichiarato in un’intervista a La Stampa. Bindi è tra i firmatari di un appello ad "aprire un nuovo cantiere" per la ricostruzione della sinistra.
Le dichiarazioni - Rosy Bind, 71 anni, è stata presidente del Pd dal 2009 al 2013, sostiene che la sconfitta del centrosinistra venga da lontano. "Non c’è stata condivisione di un progetto politico che unisse ai valori del nostro campo la cultura di governo. E che sapesse interpretare l’esigenza di un radicale cambiamento che la situazione impone - lo descrive come un partito che "non si dedica a se stesso" - Il Pd ha preferito rimanere al governo anche in momenti in cui sarebbe stato meglio andare a votare…".
Secondo Rosy Bindi, i dem non avrebbero dovuto identificarsi con l’agenda Draghi: "Si trattava di un governo di larghe intese. Bisognava garantire lealtà, sì, ma guardando al futuro - aggiunge -. Come sulla guerra: non doveva esserci nessun dubbio da che parte stare, ma come starci forse si, per esempio rivendicando l'autonomia dell'Europa nell'Alleanza atlantica. Se ti appiattisci sul governo Draghi, è naturale che non puoi fare alleanze con chi lo fa cadere".
Per l'ex presidente non c’è altra strada se non quella di mettersi tutti a disposizione, in ottica di una costruzione di un campo progressista che coinvolga quelle realtà sociali che già interpretano il cambiamento senza però trovarne una rappresentanza politica. L’alternativa sarebbe lo scioglimento del Pd: "ci risparmino la resa dei conti interna, il congresso è ormai accanimento terapeutico".
L’appello - "Siamo elettrici ed elettori che - nella differenza delle proprie culture, storie politiche e civili - di fronte al risultato elettorale, sentono l'urgenza di incoraggiare un confronto aperto tra tutte le forze di sinistra e di progresso del Paese" si apre così l’appello firmato da oltre venti personalità del mondo cattolico e progressista, tra cui Tomaso Montanari e Domenico De Masi.
Il nuovo governo - Rosy Bindi non teme il passato ma si dice preoccupata del futuro e in particolare di "fisco, scuola e sanità". Dal governo Meloni, si aspetta che: "Prima di tutto si ricordino che non sono maggioranza nel Paese. Leggo che ritengono vecchia la Costituzione: mi piacerebbe chiedere loro se sanno quanti anni ha la Costituzione americana. Da questo governo mi aspetto un ancoraggio all'Europa, e parole chiare sulle intemperanze di una parte del loro mondo".