Stanziati sei miliardi in tre anni. Per i lavoratori precoci in difficoltà prevista l'uscita anticipata a 41 anni
Governo e sindacati hanno firmato un verbale condiviso sul sistema pensionistico. L'esecutivo stanzierà sei miliardi in tre anni e gli interventi previsti sono di natura strutturale. Tra le misure che saranno messe in campo ci sono l'Ape, l'intervento sui lavoratori precoci e l'estensione e l'aumento della quattordicesima per i pensionati con i redditi più bassi.
Quattordicesima a redditi fino a mille euro - Nel dettaglio la quattordicesima sarà estesa a 3,3 milioni di persone, ovvero ai pensionati con redditi complessivi personali fino a 1.000 euro al mese (ovvero fino a due volte il minimo). Si tratta quindi di quasi 1,2 milioni in più rispetto alla attuale platea di beneficiari. Per coloro, 2,2 milioni, che hanno già il beneficio l'importo sarà aumentato, ma non è ancora stato definito il rialzo in base agli scaglioni di contributi versati. Nel complesso per l'aumento di chi già riceve la somma aggiuntiva si spenderà il 30% dello stanziamento dedicato a questo capitolo.
Uscita a 41 anni per i precoci in difficoltà - Per chi ha lavorato 12 mesi effettivi, anche non continuativi, prima del compimento dei 19 anni, l'uscita sarebbe anticipata a 41 anni di contributi se si appartiene alle categorie di lavoratori in difficoltà. Tra questi sono compresi disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili e chi ha svolto attività gravose. Sarebbe quindi questa la soluzione trovata per i lavoratori precoci, che hanno iniziato a lavorare prima della maggiore età.
Assegno minimo per poter accedere all'Ape - Per accedere all'Ape, l'anticipo pensionistico su base volontaria, bisognerà avere maturato una pensione "non inferiore a un certo limite". Il limite minimo non è stato ancora identificato.
Poletti: "Sei miliardi in tre anni per intero pacchetto" - "Per l'intero pacchetto di misure sulla previdenza il governo conta di stanziare 6 miliardi di euro in tre anni", ha spiegato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. "Contiamo di destinare sei miliardi di euro in tre anni a disposizione per gli interventi sulla previdenza e per gli obiettivi che vogliamo condividere in maniera più larga possibile", ha aggiunto.
"Ci sarà fase due, focus sui giovani" - Dal confronto sulle pensioni sono stati lasciati "fuori" alcuni temi che verranno approfonditi "in una fase due", ha poi sottolineato il ministro. Tra le questioni da affrontare, ha affermato, c'è anche quella che riguarda "i giovani con carriere discontinue" per cui occorre trovare un meccanismo per garantire uno "zoccolo pensionistico".
Camusso: "Buon lavoro ma ancora non finito" - Sulle pensioni "si è fatto un buon lavoro, ma non è ancora concluso". Così il segretario generale della Cgil Susanna Camusso al termine del tavolo sulle pensioni, spiegando come, in particolare, sia risultata positiva la distinzione tra lavori, privilegiando nell'uscita chi ha svolto attività più faticose.
Barbagallo: "Sei miliardi insufficienti, ma si prosegue" - "I sei miliardi stanziati non sono sufficienti e non dimentichiamo gli esodati e il resto della piattaforma", ha detto invece il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo. Tuttavia, ha ammesso, è stato fatto "un buon lavoro" anche se "non è finito" e "si guarda alla stanziamento con la lente rivolta alla fase successiva". Insomma, ha aggiunto, "la discussione continua".
Furlan: "Dopo tanti anni un po' di giustizia" - "Dopo tanti anni i pensionati vedono un po' di giustizia", ha commentato il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan. Questo non significa che "ci accontentiamo: la nostra piattaforma e' nella nostra testa e nei nostri cuori". Quindi per la Furlan "il lavoro va avanti, restano ancora tante cose da fare", ma quello di oggi "è un buon risultato".