Il premier a tutto campo dopo le dimissioni della Guidi. "Io disonesto? Mi partono i 5 minuti". Poi difende la Boschi e ribadisce il non voto al referendum
"Quell'emendamento è roba mia e lo rivendico con forza". Così il premier Matteo Renzi interviene per placare la bufera scoppiata dopo l'inchiesta sul petrolio e i presunti "inciuci" tra il compagno dell'ex ministro Guidi e i dirigenti Total. "Noi non sapevamo delle indagini, ma se qualcuno ha fatto degli illeciti voglio che sia scoperto, chiedo ai magistrati di fare il massimo degli sforzi", aggiunge. "Noi governo delle lobby? Mi viene da ridere".
"Io disonesto? Mi partono i 5 minuti" - "Possono dirmi che non sono capace, che non ho fatto nulla, mi fa arrabbiare certo, ma se mi dicono che sono disonesto mi partono i 5 minuti", afferma ancora il presidente del Consiglio intervistato da Lucia Annunziata a "In 1/2 ora".
"Se pm vogliono mi interroghino" - Il premier sottolinea poi come Palazzo Chigi non fosse al corrente delle indagini in corso: "Io ho saputo come i cittadini dell'indagine perché di fronte alla legge il premier è come gli altri. E non mette bocca sulle indagini". E aggiunge: "Noi questo Paese lo stiamo talmente cambiando che se i magistrati vogliono mi interroghino non solo su Tempa Rossa ma su quello che vogliono".
La difesa della Boschi - Il premier difende poi Maria Elena Boschi, il cui nome è emerso nell'intercettazione che vedeva coinvolto il ministro Guidi. "Se il ministro dei Rapporti con il Parlamento non controlla e verifica gli emendamenti, che ci sta a fare? Non è l'emendamento in sé il problema ma se qualcuno commette atti illeciti. Se ci sono opere non vanno bloccate le opere, se qualcuno ruba va bloccato il ladro". Poco prima la stessa Boschi era intervenuta assicurando la sua totale buonafede.
"Chi sbaglia deve dimettersi" - Secondo Renzi il ministro Boschi non deve lasciare l'incarico. Mentre la Guidi ha preso la decisione corretta: "Tutti quelli che si trovano ad aver commesso un errore si devono dimettere, io per primo. La Guidi ha sbagliato e in modo molto serio ha tratto le conseguenze. Quando venne fuori una telefonata inopportuna del ministro della Giustizia Cancellieri che chiamava la famiglia di un indagato con cui aveva rapporti professionali il figlio, io trovai la telefonata inopportuna e lo dissi, ma lei no si dimise. La Guidi lo ha fatto perché è cambiato il clima nel Paese".
Quanto alla successione al ministero dello Sviluppo economico, Renzi prende tempo: "Credo molto nella correttezza istituzionale e la nostra Costituzione prevede che il presidente del Consiglio fa una proposta al presidente della Repubblica e io la prima persona con cui parlerò delle mie idee è Mattarella".
"Non uscita una goccia di petrolio" - Tornando al merito dell'emendamento e al giacimento Tempa Rossa, Renzi aggiunge: "Per adesso, dopo 27 anni, non è stato tirato fuori un goccio di petrolio perché le autorizzazioni sono state rinviate come spesso succede in Italia".
"Referendum, io non voto" - Ribadendo come il referendum in programma il 17 aprile non riguardi l'inchiesta in corso, il premier ribadisce comunque la sua posizione sul voto: "Questa legge sulle trivelle l'ha fatta il Pd, è evidente che spera che fallisca ma chi vuole andare a votare, scelga liberamente che cosa votare. Non stiamo con il fucile puntato. La linea è sempre stata questa, no news. Ma a chi dice che non bisogna indicare il non voto, ricordo che al referendum del 2003 la Quercia disse di non andare a votare sull' articolo 18".