La Corte dei Conti: ritardi per un progetto su due e pagamenti arrivati solo al 70% delle imprese. Giorgetti: "Discutiamo con l'Ue per fare le cose in modo realistico". Conte (M5s): "Non un euro vada sprecato". Braga (Pd): "Il governo non scarichi su Draghi le colpe"
Il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, nel suo intervento alla presentazione della relazione della Corte dei Conti sul Pnrr alla Camera, ha dichiarato: "Se noi oggi capiamo che alcuni interventi da qui al 30 giugno 2026 non possono essere realizzati - ed è matematico, è scientifico che sia così - dobbiamo dirlo con chiarezza e non aspettare il 2025 per aprire il dibattito su di chi sia la colpa". La relazione della Corte dei Conti ha evidenziato forti rallentamenti nella spesa e nel raggiungimento degli obiettivi: ritardi per un progetto su due e pagamenti arrivati solo al 70% alle imprese. L'Italia ad oggi ha speso solo il 6% dei fondi. Di fronte all'evidenza dei fatti e dei numeri, Fitto ha ammesso che l'orizzonte temporale del Piano è troppo corto perché tutti gli obiettivi possano essere realizzati entro il 2026. Il Pd ha chiesto un'informativa urgente del ministro Fitto.
"Con la Commissione - ha sottolineato il ministro - faremo una verifica, e se dovesse emergere che c'è l'impossibilità, e in alcuni casi è cosi, di poter realizzare alcuni progetti al 2026, noi con l'Ue lavoreremo per trovare una soluzione tenendo conto che l'Italia presenterà nei prossimi mesi il RePowerEu per cui non può usare a debito ulteriore risorse se non con particolari autorizzazioni. Il governo presenterà una relazione completa che andrà a fotografare lo stato attuale anche con delle proposte di cambiamento che andranno affrontate d'intesa con l'Ue".
Sugli obiettivi al 31 dicembre per ottenere la rata dei 19 miliardi e sulla proroga della decisione della Commissione "non si tratta di fare polemiche ma di prendere atto del fatto che sono questioni, evidentemente, che riguardano il precedente governo", ha aggiunto Fitto. "Il governo, di intesa con i sindaci e con i ministeri dell'Interno e dell'Economia, predisporrà delle risposte di chiarimento" all'Ue sui progetti sotto esame, tra i quali quello dello stadio di Firenze e del bosco dello sport di Venezia, "auspicando che si trovi una soluzione".
Se il governo è disponibile a rinegoziare gli accordi di partenariato sui fondi di Coesione? Fitto ha risposto così: "Questo lo vedremo. Noi valuteremo assieme il Pnrr e, in modo logico e coordinato, anche la parte relativa alla Coesione perché potremmo immaginare un coordinamento unico per il Pnrr scade a giugno 2026, la Coesione nel 2029 e il Fondo di sviluppo e Coesione, essendo nazionale, non ha scadenza. Articolare questi tre fondi in modo coordinato credo sia la situazione più logica a cui stiamo lavorando".
"Il Pnrr? Stiamo discutendo con la Commissione Ue di fare le cose in modo realistico. Questa è la verità...". Così il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, interpellato in Transatlantico a Montecitorio.
Il vicepremier Matteo Salvini ha detto di essere "per natura fiducioso e ottimista, ma non l'ottimismo dello sventurato, perché stiamo facendo check voce per voce, certo abbiamo ereditato alcuni progetti che hanno obiettivi molto ambiziosi". Il ministro, specificando che il Pnrr ha escluso "per ideologia" alcuni comparti come quello aeroportuale e autostradale, ha poi aggiunto: "Sono assolutamente favorevole non alla riapertura del fascicolo ma all’astensione ad altri comparti".
Da Bruxelles, le parole che arrivano dal vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis sono chiare: "Sarebbe problematico cambiare la scadenza del 2026" per la realizzazione dei piani nazionali di Ripresa e resilienza (Pnrr). La maggior parte degli obiettivi e traguardi devono essere realizzati quest'anno" dagli Stati membri, ha ricordato.
Andando ad analizzare le criticità più da vicino, la Corte dei Conti ha sottolineato come sia difficile portare avanti misure come quelle del Pnrr con personale non stabile. Tanto che "è stata concessa la possibilità di avviare specifiche procedure di stabilizzazione". Non solo. Il vincolo del 40% delle risorse per il Mezzogiorno non è stato ancora centrato. Mancano risorse in settori come ricerca, lavoro, istruzione e transizione ecologica. I fondi per la transizione digitale sono fermi al 36,3%.
Anche quest'anno rimarremo indietro di quasi 15 miliardi. Dunque, per spendere i 191 complessivi del piano entro il 2026 e realizzare gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dovremo concentrare una parte cospicua delle risorse (oltre 90 miliardi), nel biennio 2024-2025. La Corte dei Conti nella sua relazione ha ricordato anche che la nuova pianificazione delle spese (voluta dal precedente governo durante l'emergenza Covid, ndr) ha previsto una "traslazione" in avanti di oltre 20 miliardi complessivi delle spese assegnate al triennio 2020-2022. A partire da quest'anno comincerà il recupero del trend di spesa, con un'accelerazione sul quadro iniziale, di oltre 5 miliardi.
Sui fondi del Pnrr cosa fa un governo saggio, li dà più alle realtà locali e a quelle che hanno un track record secondo cui possono investire. Io dico, se ci sono dei residui, dateli a Milano". Lo ha detto il sindaco Giuseppe Sala, parlando con i cronisti al Parlamento europeo. "Sembro un provocatore ma non lo sono perché ci sono una serie di progetti che ho nel cassetto e che, se mi fossimo finanziati, io ce la faccio entro il 2026". Le parole di Fitto sui ritardi sul Piano "suonano un po' come una resa, ma siccome siamo ancora in tempo estendiamo a tutti l'operazione verità e diamo i fondi a chi li sta investire".
Secondo il leader M5s Giuseppe Conte, "il Pnrr è un tema di strategica importanza per il nostro Paese, non sono soldi di Draghi, Meloni o Conte, sono soldi di tutti i cittadini italiani. Tutti abbiamo sofferto le conseguenze del Covid, economiche e psicologiche. E' fondamentale non sprecare un euro, il M5s farà di tutto per evitarlo, lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri morti, alla credibilità del nostro Paese di fronte all'Europa. Non si butta la polvere sotto al tappeto scoprendo adesso che siamo in ritardo. Eravamo in ritardo già con Draghi, l'attuale governo dopo diversi mesi ha scoperto che siamo in ritardo. Noi lo avevamo già denunciato, adesso diciamo 'lavoriamo insieme perché nessun euro vada sprecato".
"Quello che sta facendo il governo sul Pnrr è inaccettabile, hanno riscritto la governance. Ci sono stati cambiamenti voluti da questo governo. Il tentativo paradossale di ribaltarlo sui governi precedenti non ha nessun fondamento". Lo ha detto la capogruppo Pd alla Camera, Chiara Braga. "Chiediamo che il governo non si nasconda dietro queste rappresentazioni che non hanno nulla di fondato", ha aggiunto.
Per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza "sono molto stretti i tempi entro cui il Paese deve muoversi". "C'è una discussione aperta tra il governo e l'Europa per ridefinire" i progetti, "In tutto questo noi non siamo ancora stati coinvolti. C'è bisogno che il governo coinvolga tutte le parti sociali che si faccia una discussione vera, anche per quelle che possono essere le modifiche da apportare, ma per poter realizzare quegli obiettivi". Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, uscendo dalla Commissione Ue a Bruxelles, dove ha incontrato il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni.