Per le forze dell'ordine ai seggi il Veneto deve pagare 2 milioni di euro, la Lombardia 3,5. Un "colpo basso" per Zaia, mentre a Milano "i soldi sono già a bilancio"
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Il presidente Luca Zaia protesta contro la richiesta di Roma di pagare per il servizio d'ordine ai seggi di domenica per il referendum, il suo collega Roberto Maroni ribatte: "Nessuna sorpresa, è giusto così". Così, se il governatore veneto definisce il conto mandato dal governo (due miloni di euro) un "colpo basso", il capo del Pirellone replica: "Sapevamo che quei costi erano a nostro carico (sono 3,5 milioni di euro), abbiamo messo tutto a bilancio".
E aggiunge: "La vedo come una cosa positiva: se la sicurezza è a carico della Regione, vuol dire che lo Stato riconosce che la Regione può avere competenza anche sulla sicurezza". Tutt'altro ragionamento rispetto a Zaia.
"Un motivo in più per andare a votare" - Da Venezia, il governatore aveva infatti detto che si trattava dell' "ultimo disperato tentativo di impedire ai veneti l'esercizio democratico del voto e un motivo in più per andare a votare. Accogliamo con un sorriso gandhiano e una certa assuefazione ai colpi bassi l'ultima sorpresa proveniente da Roma".
La richiesta inviata a Palazzo Balbi dalla Prefettura, per conto del dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale, è minuziosa, e riporta la proiezione di spesa elaborata sui costi sostenuti per l'ultimo referendum, quello costituzionale del 4 dicembre 2016. Viene calcolato il lavoro straordinario di 4.100 uomini per 22 ore pro-capite, per un totale di 1.668.700 euro; ci sono poi le indennità per l'ordine pubblico (in sede) per lo stesso personale, 212.175 euro, e il vitto, 164mila euro. Per un totale di 2.044.875 euro.
"Come se avessero presentato il conto a Pannella" - Tutti soldi che la Regione, in base al protocollo sottoscritto per la consultazione, dovrà rimborsare al ministero. "A due giorni dall'apertura dei seggi, senza preavviso - aggiunge Zaia -, ci viene persino recapitato il conto per l'ordine pubblico. Una somma che ritengo assai lautamente ripagata dal gettito fiscale che ogni anno i veneti mandano a Roma e non ritorna sui territori". Sarebbe come, aggiunge il presidente veneto, se avessero presentato a Marco Pannella il conto delle spese per tutti i referendum che il leader radicale organizzò per dare voce al popolo. "Vorrà dire - ha insistito Zaia - che i veneti avranno un motivo in più per andare a votare. Se questo è il segno della leale collaborazione fra istituzioni che ci è sempre stata garantita, siamo davvero alla frutta".
Fa eco alle parole di Zaia la deputata dem Simonetta Rubinato, convinta sostenitrice del Sì al referendum: "Ho tutta l'impressione - ha detto - che il governo abbia fatto un autogol avanzando questa pretesa".
Maroni pensa a trattare con Roma per l'autonomia - Il governatore lombardo pensa invece ad "aprire la trattativa con il governo in tempi rapidi, già prima di Natale e di chiudere prima delle elezioni politiche".
Referendum consultivo - Il referendum sull'autonomia è infatti consultivo: è stato autorizzato dalla Corte Costituzionale e consentirà a Zaia e Maroni di avviare la trattativa con lo Stato sulla domanda di maggiori poteri. Il tavolo poteva però aprirsi anche senza la consultazione popolare: quella strada è stata scelta dall'Emilia Romagna, che ha fatto ricorso per tale iter all'articolo 116 della Costituzione.