"Su poteri Stato-Regioni la legge semplifica", afferma il premier. Il costituzionalista ribatte: "Votare no a una legge raffazzonata"
"Non si crea stabilità modificando la legge elettorale. Anzi quando si crea un grosso blocco di potere, che non ha antagonisti, questa circostanza rende più forti le divisioni interne". Lo ha affermato, durante il confronto con Matteo Renzi sul referendum, il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, che poi è tornato sul rischio che la riforma, combinata con l'Italicum, porti a "un'oligarchia". "C'è un rischio di concentrazione dei poteri", ha spiegato.
Il professore ha osservato ancora come degli stessi sistemi costituzionali applicati a diverse realtà possano portare ad esiti diversi. "La Costituzione di Bokassa è molto simile a quella degli Usa. Ma la resa è completamente diversa", ha sottolineato citando il noto dittatore della Repubblica Centrafricana.
Per Matteo Renzi invece non è così. "Il giudizio del professore secondo il quale questa riforma avrebbe in sé un rischio autoritario è offensivo nei confronti degli italiani", ha ribadito. Anzi secondo il presidente del Consiglio, la riforma semplifica. "Chi vota sì mette regole centralizzate su questi temi, chi vota sì permette allo Stato di aver un piano nazionale sul turismo. Chi vota sì lo fa perché nella riforma la sicurezza ferroviaria avrà standard uguali in tutte le Regioni. La riforma non solo riduce costi e persone ma semplifica vita alla gente", ha quindi detto.
Per il costituzionalista la parte relativa al Titolo V è la meno criticabile, ma nel passaggio dall'attuale impianto costituzionale a quello, voluto dalla riforma, ben più centralista, il professore osserva: "Non si può passare da un estremo all'altro". Per questo Zagrebelsky ha ribadito il suo no al referendum. "La riforma ha diviso il Paese e creato un clima di tensione. Non si rende più semplice il sistema, si crea un Senato raffazzonato con una legge elettorale dei senatori difficilissima da approvare. Le promesse hanno un contenuto ma anche un valore demagogico. La riduzione dei costi è minima e la riduzione del numero dei parlamentari si poteva fare in modo diverso, si poteva fare molto di meglio, ci sono proposte in campo". "Se viene approvata questa riforma per venti o trent'anni non avremo la possibilità di cambiare, se viene respinta si potranno fare cose più semplici".