Riforme, il ddl Boschi oggi in Aula al Senato
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La minoranza dem apre uno spiraglio: accordo è ancora possibile. Speranza avvisa Renzi: "No a prove muscolari". Insorge Forza Italia
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La riforma costituzionale approda all'esame dell'Aula del Senato. Lo ha deciso a maggioranza la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. Intanto la minoranza dem apre: "Un accordo sulle riforme si può ancora fare, ma dipende da Renzi - ha spiegato Roberto Speranza prima di rivolgersi direttamente al premier -. La prova muscolare in direzione non serve a nulla". Forza Italia: "Forzatura inaccettabile". Berlusconi: "Voteremo no a ddl".
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Alle 15 di mercoledì a Palazzo Madama era stata convocata dal presidente Pietro Grasso una conferenza dei capigruppo nella quale il presidente dei senatori Luigi Zanda aveva preannunciato di voler chiedere la calendarizzazione delle riforme già in settimana.
Mezz'ora prima si è riunita la Commissione Affari costituzionali dove le opposizioni hanno tentato di impedire il blitz: infatti Roberto Calderoli ha ritirato i suoi 500mila emendamenti e altrettanto ha fatto Anna Maria Bernini a nome di Forza Italia. Un modo per togliere l'alibi dell'ostruzionismo, ma la mossa è stata definita da Zanda "solo una manovra politica", per poi continuare in Commissione senza giungere ad una conclusione.
Alla capigruppo si è quindi verificato il copione previsto, con la maggioranza e il ministro Maria Elena Boschi che hanno chiesto di calendarizzare già giovedì le riforme costituzionali. Inutili le proteste già alla Capigruppo delle opposizioni, poi ripetute in Aula, chiamata a votare il calendario. "Una forzatura inaccettabile", ha detto il capogruppo di Fi Paolo Romani che ha chiesto di continuare l'esame in commissione, imitato dai presidenti degli altri Gruppi di opposizione (Loredana De Petris di Sel, Cinzia Bonfrisco dei Conservatori, Gianmarco Centinaio della Lega) mentre Gianluca Castaldi del M5S si è lasciato andare ad un "fate schifo".
Dopo una lunga seduta di dibattito in cui le opposizioni hanno chiesto anche l'intervento di Sergio Mattarella e proposto dei calendari alternativi, proposte tutte bocciate, è arrivato il sì alla decisione della Capigruppo. Quindi da giovedì discussione generale fino a mercoledì 23 settembre, quando scadrà anche il termine per la presentazione degli emendamenti. Che potrebbero essere una valanga, visto che Calderoli ha annunciato di volerne presentare 8 milioni. "Abbiamo gli strumenti parlamentari per fronteggiare questa situazione", ha detto Francesco Verducci, così come il sottosegretario alle riforme Luciano Pizzetti. Un riferimento a tutti gli escamotage del Regolamento (canguro, tagliola, emendamenti predittivi, ecc) per aggirare l'ostruzionismo.
Intanto il governo porta a casa l'apertura di tre senatrici del Movimento di Flavio Tosi "Fare!", annunciato in aula da Patrizia Bisinella. Resta l'obiettivo di allargare il consenso almeno a parte dei 28 senatori della minoranza del Pd, a quanti non sono bersaniani di stretta osservanza. Gli ex civatiani hanno fatto un appello a trovare una intesa e Verducci, dei "giovani turchi" ha detto che "sarebbe incomprensibile che dopo aver trovato l'intesa sul doppio ruolo dei consiglieri-senatori, ci dividiamo su dove inserire questo principio".
Pierluigi Bersani - chiedendo di lasciare i margini di discussione al Parlamento - ha assicurato che "nessuno vuole fare cadere il governo", prendendo di petto il sospetto che il premier Renzi e la maggioranza del Pd ha verso i bersaniani. Un sospetto che renderà duro il confronto lunedì alla direzione del Pd, dove Renzi chiederà un pronunciamento del Partito.
Berlusconi: "Voteremo no al ddl" - Prima un pranzo con i fedelissimi e poi un vertice serale con lo stato maggiore azzurro. Silvio Berlusconi è rientrato nella Capitale ed ha impegnato la giornata a fare il punto sui dossier "caldi" come quello delle riforme. Il "no" alle riforme è stato ribadito anche nel corso della cena tra il leader di Forza Italia e i big azzurri. Nessun aiuto alla maggioranza, dunque, ma la netta opposizione al testo. L'intenzione di Berlusconi - avevano spiegato nel pomeriggio i suoi - è quella di confermare la linea di contrarietà al testo. Un atteggiamento diverso infatti potrebbe offrire un alibi a Salvini per attaccare ancora gli azzurri alla vigilia della complessa trattativa per le alleanze in vista delle amministrative.