Il Ddl Boschi continua a dividere il Partito democratico. La minoranza dem ha abbandonato il tavolo del confronto sull'articolo 2: "Siamo a un binario morto". E il Governo pensa di mandare il testo subito in Aula
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E' ancora lì, sul tavolo, il nodo delle riforme che in queste settimane sta tormentando il Pd e gli equilibri del governo. La minoranza dem ha abbandonato la discussione sul Ddl Boschi, che comprende tutte le riforme costituzionali compreso quella del Senato. E allora il premier Matteo Renzi, detta l'agenda: "Entro il 15 ottobre la legge di stabilità deve essere presentata in Senato, quindi quella è la data per la conclusione delle riforme".
L'impasse è sempre sullo stesso punto: l'articolo 2 della riforma del Senato che, così com'è, stabilisce che i senatori non saranno più eletti in maniera diretta dai cittadini. Una questione che il governo non vuole riaprire, ma che invece trova compatte tutte le opposizioni e una buona parte della minoranza democratica. Polemica la senatrice Doris Lo Moro, che dopo ave abbandonato la discussione, non indora di certo la pillola: "Siamo a un binario morto". Se sulla questione si possa discutere ancora lo dovrà decidere il presidente del Senato Grasso, ma intanto la presidente della Commissione Affari Costituzionali Finocchiaro (Pd) sembra aver chiuso ogni possibile discussione su questo punto, considerando inammissibili gli emendamenti all'Articolo 2 a meno che non ci fosse stato un accordo politico da parte di tutti i gruppi.
Quella dell'intesa, del resto, è un'ipotesi remota, tanto che l'ultima mossa del Pd sarebbe quella di scavalcare la discussione in Commissione per accelerare i tempi e calendarizzare direttamente per l'Aula il testo di riforma costituzionale. Insomma, il Partito democratico non può e non vuole perdere tempo, e così interviene Renzi, a dettare l'agenda: "Il 15 ottobre è la data per conclusione delle riforme". Ma qualcuno, da Forza Italia, avverte: "La maggioranza andrà alla conta e spero che facciano bene i conti, sottolinea il capogruppo forzista al Senato, Paolo Romani. E si riparte con il pallottolliere.