Il presidente del Consiglio in conferenza stampa dopo l'audizione al Copasir chiarisce: "Gli 007 americani volevano sapere informazioni su una vicenda circoscritta alla primavera-estate 2016"
"Non ho mai interloquito con Barr (il procuratore generale degli Stati Uniti), né per telefono né per iscritto". Lo assicura Giuseppe Conte in merito al caso Russiagate. Con gli interlocutori americani "confermo che ci sono stati due incontri. E' stato chiarito che, alla luce delle verifiche fatte, la nostra intelligence è estranea in questa vicenda. Abbiamo rassicurato - spiega il premier - gli Usa su questa estraneità".
Richiesta di incontri eseguita dagli 007 americani - I servizi segreti americani avevano richiesto alcuni incontri con l'intelligence italiana per garantire l'estraneità di Roma sul Russiagate. "La richiesta era in riferimento ad agenti dell'intelligence americana di stanza a Roma. Ci poteva essere l'eventualità che avessero lavorato insieme ai nostri servizi", spiega il presidente del Consiglio.
"Noi estranei ai fatti, vicenda circoscritta al 2016" - "Non posso declinare tutti i dettagli della vicenda, le attività afferivano soprattutto alla primavera-estate 2016 e riguardavano anche informazioni su Mifsud. E' stato chiarito che non avevamo informazioni", aggiunge Conte. Mifsud è un docente maltese, che lavorò a Roma presso la Link Campus University, legato al caso Russiagate. Non si hanno tracce di lui da due anni, Sarebbe stato lui ad avvicinare Papadopulos, consigliere dello staff di Trump, offrendogli "migliaia" di email rubate dai russi a Hillary Clinton.
"Non potevamo rifiutare un incontro a un nostro alleato storico" - Conte ribadisce quindi l'estraneità dei nostri servizi segreti e ribadisce di "aver agito sempre nel rispetto della legge". "Io sono stato quasi costretto a riferire su questa vicenda. Come avevo detto dopo aver riferito al Copasir e ho spiegato agli italiani". Il presidente osserva che non poteva negare un incontro a un alleato storico come gli Stati Uniti per non incrinare i rapporti diplomatici tra Washington e Roma. "Se tornassi indietro non farei e non potrei fare diversamente - prosegue -, perché questa indagine preliminare che conduce un nostro alleato e che Barr, responsabile del controspionaggio e dell'Fbi, sta portando avanti, in cui c'è una tipica attività di intelligence. Se ci fossimo rifiutati di sederci a un tavolo io dico che allora avremmo recato sì un danno alla nostra intelligence, oltre a produrre una grave slealtà nei confronti di un alleato storico".
I viaggi a Roma del ministro della Giustizia Barr - Tutto è partito dalle indiscrezioni stampa dei media americani, uscite all'incirca tre settimane fa, che rivelarono i viaggi a Roma dell'attorney general William Barr e i suoi colloqui con i vertici dell'intelligence italiana.
La bordata di Conte a Salvini: "Ora chiarisca lui su Savoini" - Durante la conferenza stampa poi il premier lancia una bordata al leader della Lega Matteo Salvini. "Rimango sorpreso quando Salvini si ritrova a pontificare quotidianamente sulla questione Barr, mi ha sollecitato a chiarirla. Credo che sia legittima la sua richiesta di chiarimento, eccomi qui. Io la verità l'ho riferita in sede istituzionale, mi sorprende come Salvini, che ha una grande responsabilità perché era ministro dell'Interno e si è candidato a guidare il Paese, non avverta la responsabilità di chiarire questa vicenda", afferma.
"Salvini manca di sensibilità istituzionale" - "Sono stato in forte imbarazzo, sono stato in Senato a chiarire al suo posto senza avere da lui informazioni che io avevo chiesto per iscritto. Non mi ha risposto. Qui non c'è sensibilità istituzionali, forse dovrebbe chiarire cosa ci faceva con Savoini da ministro dell'Interno con le massime autorità russe. Lo chiarisca innanzitutto agli elettori leghisti", attacca Conte che aggiunge: "La puntata di Report non l'ho vista, ho orecchiato e letto qualcosa, mi par di capire che sono venuti fuori ulteriori elementi, ma non e' mia abitudine attaccare gli avversari politici".