Il vicepremier cementa l'asse con Donald Trump e sfida Bruxelles. E nella sua missione lampo a Washington afferma: "Sono qui per aprire un canale di grandissimo interesse per entrambi"
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"L'Italia è il primo, più credibile, più solido interlocutore degli Usa nell'Ue". Lo ha detto il vicepremier, Matteo Salvini, a Washington, dove si è recato per incontrare il segretario di Stato Mike Pompeo e il vicepresidente Mike Pence. Il leader della Lega ha poi aggiunto che con l'amministrazione Trump "abbiamo visioni e soluzioni comuni sui temi di politica estera". "Il governo durerà 4 anni - ha assicurato - e faremo una Manovra trumpiana".
Durante la sua missione lampo a Washington, Salvini si propone di fatto come l'uomo attraverso cui cementare l'alleanza con la Casa Bianca di Donald Trump. Un tentativo che scatena la reazione di Giuseppe Conte che da Milano fa sapere, a chi glielo chiede, che lui parla direttamente col tycoon e che i rapporti con gli Stati Uniti sono ben saldi.
"Il governo durerà" - "Sono qui per aprire un canale che può essere enorme, e di grandissimo interesse per entrambi", ha sottolineato il vicepremier leghista. "Noi, a differenza di altri Paesi europei, ci siamo", ha aggiunto tentando di fugare i timori degli alleati per l'incertezza del quadro politico in Italia. "Il nostro governo durerà quattro anni".
Il taglio delle tasse - La visita negli Usa di Salvini è orientata anche per rilanciare la sfida all'Ue, cercando e ottenendo la sponda di Washington. E nell'auspicare una "manovra trumpiana" per arrivare all'obiettivo fortemente voluto del taglio delle tasse, dall'altra sponda dell'Oceano manda a dire a Bruxelles che il governo italiano "non si accontenterà più delle briciole, l'Italia non è la Grecia, che l'Europa ha ammazzato. Il taglio delle tasse si farà". E ancora: "Li convinceremo sulla flat tax con i numeri e con la cortesia, ma se non si convinceranno porteremo lo stesso a casa il taglio delle tasse e a Bruxelles se ne faranno una ragione".
La disputa con l'Ue - Il ministro dell'Interno ha poi spiegato ai suoi interlocutori americani che "l'ostinazione dell'Europa sui vincoli, sull'austerità non aiuta. Per questo ci apprestiamo a trattare con l'Unione europea da pari a pari, senza timori reverenziali". E per quanto riguarda la lettera di Palazzo Chigi attesa nella capitale europea, Salvini ha gettato acqua sul fuoco delle polemiche, assicurando che prima dell'invio si vedrà con il presidente del Consiglio: "L'ho sentito ieri sera, e sui contenuti siamo d'accordo, il voto degli italiani parla chiaro".
Visioni comuni in politica estera - "Trump ha ridato un sogno, una speranza, una visione, ed è questo che voglio portare nel nostro Paese". Per quanto riguarda la politica estera Salvini ha quindi parato di "visioni e soluzioni comuni", dalla Libia all'Iran, dal Medio Oriente al Venezuela. Anche per quel che riguarda quella che il vicepremier ha definito "la prepotenza della Cina con l'Europa", affermando di condividere le preoccupazioni di Washington per i piani di Pechino, come quello della Via della Seta a cui l'Italia ha aderito.
La Via della Seta e il 5G - "Il business non è tutto e di fronte alla sicurezza nazionale non si transige", ha avvertito il leader leghista, sottolineando come il governo italiano in particolare sta lavorando "per verificare le problematiche e gli eventuali rischi concreti che ci possono imporre una riflessione" sul ruolo di Huawei nella realizzazione delle reti di nuova generazione 5G. Conte dall'Italia risponde ancora una volta al suo vice in maniera netta: "Non c'è alcuna discrepanza nella nostra politica estera, che è chiara e lineare" anche nei rapporti con la Cina. "Quando abbiamo sottoscritto il memorandum ho chiarito in modo chiaro, puntuale e diretto con il presidente americano che non c'è alcun equivoco. La nostra fedeltà euro-atlantica è confermata ai massimi livelli".
Infine la Russia. "Bisogna recuperare la via del dialogo. Sarebbe un errore strategico sia commerciale sia geopolitico allontanare Mosca dall'occidente per lasciarla nelle braccia dei cinesi. Bisogna fare di tutto per riportarli al tavolo e io preferisco ragionare che tornare all'asse Mosca-Pechino".