IL LEADER DELLA LEGA

Salvini si iscrive a Parler, ma il "social dei trumpiani" chiude i battenti

Dopo i fatti di Capitol Hill, il leader del Carroccio decide di "raggiungere" sul network sovranista il senatore leghista Alberto Bagnai e il giornalista Daniele Capezzone. Ma la piattaforma aveva già le ore contate

11 Gen 2021 - 18:32
 © Dal Web

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“Amici, da oggi anche su Parler. Happy to be on Parler, love from Italy”: con questo messaggio Matteo Salvini si è presentato agli utenti di Parler, la piattaforma social alternativa scelta dalla destra americana dopo il bando del presidente Donald Trump da Twitter. L'iscrizione da parte del leader della Lega è però giunta a poche ore dalla chiusura definitiva del network sovranista, bandito da GoogleApple e Amazon.

Dopo i fatti di Capitol Hill, Salvini ha deciso di "raggiungere" su Parler il senatore leghista Alberto Bagnai e il giornalista Daniele Capezzone. Il tutto nelle stesse ore in cui il social si è visto privato del proprio servizio di hosting web, che non è riuscito a sostituire entro domenica sera (limite temporale inderogabile, ndr).

Le ultime ore di Parler - Amazon aveva rimosso dai suoi server di Parler dopo la pubblicazione di messaggi di sostegno ai rivoltosi che hanno fatto irruzione al Congresso americano, mentre altri utenti continuavano a chiedere manifestazioni di protesta in occasione dell'insediamento di Joe Biden. Anche Apple e Google si erano mossi in tal senso, rimuovendo dai loro "store" le rispettive app della piattaforma di estrema destra.

Causa ad Amazon e richiesta di reinserimento - Secondo i media americani, Parler ha poi deciso di far causa ad Amazon per violazione antitrust e del contratto. Il social avrebbe chiesto a un giudice federale di ordinare ad Amazon di reintegrarla.
 

Il social sovranista - Parler aveva registrato un gran numero di adesioni tra i sovranisti a scapito di Twitter per l'assenza di censura. La piattaforma è diventata così un "rifugio" per gli utenti contrari alla politica di moderazione applicata dai social più tradizionali. come Facebook e TikTok, "rei" di aver sospeso e infine chiuso l'account di Trump per "incitamento alla violenza".

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