Il presidente contesta il monitoraggio annuale del ministero che vede la Lombardia retrocessa di tre posizioni. La replica: "Non diamo classifiche, inopportuna la reazione di Fontana"
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La Lombardia nel 2023 è retrocessa di tre posizioni (passando dal quarto al settimo posto) nell'annuale monitoraggio del ministero della Salute sui livelli essenziali di assistenza, le prestazioni che il servizio sanitario deve garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza. Una classifica che è stata duramente contestata dal presidente della Regione, Attilio Fontana. "Sono cose assolutamente inaccettabili. I parametri indicati non hanno niente a che vedere con il funzionamento della sanità, sono cose cervellotiche che hanno l'obiettivo di penalizzarci. Sono dati che si fondano su questioni che non c'entrano niente, codici interpretabili in differenti modi, tra diverse Aziende sanitarie e Regioni. Non può essere questo il metodo di giudizio del funzionamento della sanità. Sono tutte, se posso usare un termine giuridico, puttanate".
Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, a margine di un evento al Pirellone ha duramente risposto a una domanda sulla classifica del ministero della Salute sulle Regioni con le cure migliori, che vede la Lombardia al sesto posto. "Quindi, va bene così, l'importante è che il Niguarda sia il migliore ospedale d'Italia e che nei primi dieci ce ne siano altri cinque lombardi. E scendendo vedo anche il mio grande ospedale di Varese che è comunque 15 o 16esimo nella graduatoria. Vuol dire che la qualità di tutti gli ospedali è eccellente, che la qualità di tutta la nostra sanità è eccellente. Quindi non ragioniamo di loro, ma guarda e passa. Quello che succede a Roma ci riguarda fino a un certo punto. Anzi, non vogliamo neanche pensare che ci riguardi", ha detto.
"L'obiettivo del monitoraggio non è penalizzare le Regioni, ma assicurare ai cittadini l'erogazione delle prestazioni a cui hanno diritto. La reazione del governatore Fontana appare pertanto mal indirizzata e il linguaggio utilizzato comunque inopportuno". Il ministero della Salute replica così, in una nota, alle critiche del presidente della Regione Lombardia sulla classifica relativa alla qualità di cura delle Regioni. "Il ministero della Salute non formula classifiche - si legge - limitandosi a pubblicare periodicamente, in ottemperanza alla normativa vigente, i dati relativi alla corretta erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza".
Il servizio sanitario nazionale migliora sul fronte dell'assistenza ospedaliera, ma arranca sulla prevenzione e sulle cure territoriali. Sono questi i trend che emergono dall'annuale monitoraggio del ministero della Salute sui livelli essenziali di assistenza, le prestazioni che il servizio sanitario deve garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza. Nell'anno 2023, tredici Regioni e Province Autonome sono state in grado di raggiungere la sufficienza in tutte e tre le aree monitorate (prevenzione, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera): Piemonte, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna. Quattro Regioni non hanno raggiunto la sufficienza in due aree su tre: Valle D'Aosta, Abruzzo, Calabria, Sicilia. Altrettante sono sotto la soglia limite in una sola area: P.A. Bolzano, Liguria e Molise, Basilicata.
La rilevazione di quest'anno restituisce numerosi cambiamenti nella classifica delle Regioni. Il Veneto, con un punteggio medio sulle tre aree di 96 punti (su una scala di 100) scalza l'Emilia-Romagna in cima alla classifica, grazie a un forte miglioramento nell'area della prevenzione. L'Emilia-Romagna, dal canto suo, con un calo di 2,4 punti passa al quarto posto a causa di un brusco calo dell'assistenza territoriale. Tra le Regioni al vertice, scende dal quarto al sesto posto la Lombardia che perde 4,64 punti in un anno: pesa il brusco arretramento nelle performance dell'assistenza territoriale. Anche il Lazio registra un arretramento negli indicatori relativi alla prevenzione e all'assistenza territoriale a fronte di un progresso su quelli ospedalieri.
Un deciso passo indietro anche per la Basilicata (-6,47 punti). Tra le prime, bene la Toscana. "Il dato più importante è il significativo miglioramento nelle aree prevenzione e ospedaliera", commentano il presidente Eugenio Giani e l'assessore al diritto alla salute Simone Bezzini. Ciò acquista valore "alla luce della fase difficile che stiamo vivendo, in cui il sotto-finanziamento da parte del Governo si fa sentire in maniera forte". Soddisfatto anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: "Migliora lo stato della sanità in Puglia per il quarto anno consecutivo. Quando sono diventato presidente nel 2015 la Puglia era ultima in Italia per livelli essenziali di assistenza, oggi siamo tra le Regioni virtuose e adempienti".
Non è l'unico caso virtuoso. Netto il balzo in avanti della Sardegna, che guadagna in media 8,63 punti, grazie all'incremento dei punteggi nella prevenzione e nell'assistenza territoriale. Migliora anche la Calabria (+4,92), che sebbene resti ultima in classifica, registra un importante progresso distribuito su tutte le aree dell'assistenza. Passi avanti anche in Friuli Venezia Giulia, Molise, Umbria, Valle d'Aosta, Campania. Nel complesso, il nuovo monitoraggio rileva che in tutto il Paese migliora l'area ospedaliera, con una sola Regione (la Valle d'Aosta) che non raggiunge il punteggio minimo. La prevenzione, dopo il crollo subito nel 2020 a causa della pandemia, fatica a risollevare la testa. Mentre osservata speciale è l'area delle cure territoriali: ci si aspettavano i primi effetti benefici della riforma dell'assistenza territoriale, che tuttavia per il momento non si vedono.