I quattro fondatori del movimento raccontano il percorso che li ha portati dalla manifestazione del 14 novembre a Bologna a quella del 14 dicembre in piazza San Giovanni a Roma
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L'Italia "è nel mezzo di una rivolta popolare pacifica che non ha precedenti negli ultimi decenni". E' quanto hanno affermato a Repubblica i quattro fondatori delle Sardine, ribadendo di non voler evolvere in partito: "La forma stessa di un partito sarebbe un oltraggio. E non perché i partiti siano sbagliati, ma perché veniamo da una pentola e non è lì che vogliamo tornare. Chiedere che cornice dare a una rivolta è come mettere confini al mare".
Andrea Garreffa, Roberto Morotti, Mattia Santori e Giulia Trappoloni hanno poi aggiunto: "L'unica certezza che abbiamo è che siamo stati sdraiati per troppo tempo. E che ora abbiamo bisogno di nuotare".
I quattro trentenni hanno raccontato il percorso che li ha portati dalla manifestazione del 14 novembre a Bologna a quella del 14 dicembre in piazza San Giovanni a Roma, fino alla riunione del giorno seguente. Oggi "siamo quattro trentenni come ce ne sono tanti in Italia. Il processo che abbiamo contribuito a creare sarà lungo ma intanto è iniziato. E per quanto possiamo essere qualcuno all'interno delle piazze, dei nostri collettivi e dei nostri circoli, non siamo nessuno all'interno di questo processo",
"Le sardine non esistono, non sono mai esistite - hanno concluso -. Sono state solo un pretesto. Potevano essere storioni, salmoni o stambecchi. La verità è che la pentola era pronta per scoppiare. Poteva farlo e lasciare tutti scottati. Per fortuna le sardine le hanno permesso semplicemente di fischiare. Non è stato grazie a noi, né tantomeno a chi ha organizzato le piazze dopo di noi. È stato grazie a un bisogno condiviso di tornare a sentirsi liberi. Liberi di esprimere pacificamente un pensiero e di farlo con il corpo, contro ogni tentativo di manipolazione imposto dai tunnel solipsistici dei social media. La condivisione dello stesso male ci ha resi alleati coesi, ha unito il fronte".