il guardasigilli in aula

Boss mafiosi scarcerati per rischio Covid, Bonafede in Aula: "Allo studio un decreto per rivalutazione sui 41bis"

I magistrati di sorveglianza potranno modificare le disposizioni già prese per molti capi di Cosa Nostra. E' tornato a casa anche il carceriere del piccolo Di Matteo. Sulla nomina del capo del Dap: "Nel 2018 non vi è stata alcuna interferenza"

07 Mag 2020 - 13:29

Alfonso Bonafede sta studiando "un decreto legge che permetterà ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l'attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni di detenuti di alta sicurezza e al regime di 41 bis". Così il ministro della Giustizia ha risposto durante il question time alla Camera. Il Guardasigilli ha anche affermato che "nel 2018 non vi è stata alcuna interferenza per la nomina del nuovo capo del Dap".

Bonafede: "Allo studio decreto per rivalutazione scarcerazioni 41bis" - "Voglio annunciare che e' in cantiere un decreto legge che permettera' ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l'attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni di detenuti di alta sicurezza e al regime di 41 bis". Così il ministro della Giustiziaha risponsto a un'interrogazione di Forza Italia durante il question time alla Camera.

Bonafede: "Nomina capo Dap? Illazioni campate in aria, già note parole dei boss" - "Ogni ipotesi o illazione costruita in questi giorni da alcune forze politiche è del tutto campata in aria perché, come emerso dalla ricostruzione temporale dei fatti, le dichiarazioni di alcuni boss erano già note al ministero dal 9 giugno 20128 e quindi ben prima di ogni interlocuzione con il diretto interessato". Così Bonafede sulla mancata nomina di Nino Di Matteo a capo del Dap nel 2018.

A casa il carceriere del piccolo Di Matteo - A far montare ulteriormente la bufera scoppiata intorno alla scarcerazione di oltre 370 boss mafiosi eccellenti, alcuni dei quali persino detenuti in regime di 41-bis, è stata anche la vicenda della concessione dei domiciliari al carceriere del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, rapito e sciolto nell'acido nel 1996 dopo oltre due anni di prigionia. Si tratta di Cataldo Franco, condannato appunto per il sequestro del bambino. Franco, che stava scontando l'ergastolo a Opera, è rientrato nella sua abitazione di Geraci Siculo (Palermo). Anche nel suo caso determinante per la scarcerazione è stato il pericolo che l'anziano boss, giù malato, potesse contrarre il Covid-19 dietro le sbarre. 

Cafiero de Raho: "Chiesto al ministero di fermare quell'emorragia" - Sulla polemica dei boss scarcerati è intervenuto anche il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho, cha ha spiegato: "Quando abbiamo appreso che c'erano tante istanze, come procura abbiamo scritto al ministero e ai procuratori generalei perché qualcuno si attivasse per fermare un'emorragia di questo tipo. E ha commentato così l'annuncio di Bonafede, secondo cui i boss torneranno presto in carcere, "Sarebbe un'ottima soluzione trovare spiragli per far rientrare almeno i più pericolosi". Ha poi precisato di essere rimasto "sorpreso" dall'apprendere, ad aprile, circa un mese dopo la circolare, "l'esigenza che venisse sottoposta ai tribunali di sorveglianza la situazione patologica di alcuni detenuti" vista l'emergenza coronavirus, perché ha ricordato che "chi si trova in regime di 41 bis non può avere contatti con altre persone". 

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