La leader dem va all'attacco del governo e della maggioranza
Elly Schlein, all'assemblea del Pd, ricorda che "chi vuole una Europa dei muri e dell'intolleranza calpesta il motivo per cui è nata l'Ue. Ma il sogno europeo con l'integrazione è rimasto incagliato negli egoismi nazionali". Per questo, aggiunge la segretaria Dem, "dobbiamo portare a compimento quel progetto, il manifesto di Ventotene, gli Stati Uniti d'Europa".
© Tgcom24
"Siamo tutti consapevoli che l'Unione europea è a un bivio - prosegue Elly Schlein -: o si spinge con decisione verso la strada di una maggiore integrazione politica e sociale, gli Stati Uniti d'Europa, o si va in contro a una progressiva marginalità e al declino. Come ha ripetuto questa mattina Romano Prodi, la sfida dei riformisti è completare l'Europa, farla ridiventare importante nel mondo".
"Al Consiglio europeo si è presa la decisione storica di aprire i negoziati con l'Ucraina e con la Moldavia e di concedere lo status di candidato alla Georgia, riprendendo la vocazione di apertura e allargamento pur in un momento storico delicatissimo - afferma -. Sono proprio gli alleati di Meloni e Salvini, però, a minare la compattezza europea sul supporto all'Ucraina invasa da Putin. Oggi il veto di Orban si è spostato sul bilancio europeo e su 50 miliardi di aiuti economici all'Ucraina".
"Vogliamo un'Europa delle riforme, è fondamentale aprire il cantiere di una riforma che dovrà inevitabilmente migliorare i Trattati vigenti, per rilanciare il processo di integrazione e democratizzare sempre di più le istituzioni europee. Affinché sia sempre meno l'Europa dei veti, e sempre di più l'Europa dei cittadini", osserva la leader progressista. Schlein critica la posizione del governo Meloni sul Mes definendola un "ricatto" mentre "l'Europa non ha bisogno di piccoli ricatti, ha bisogno di una grande prova di intelligenza collettiva. Ricatti come quello sul Mes. Non è possibile bloccare tutto il resto d`Europa. Ratificare le modifiche al Mes non significa chiederne l'attivazione, ma non impedire agli altri Paesi di accedervi. Se non è in grado nemmeno di spiegare questa differenza, deve cambiare mestiere".
Dall'Europa al premierato. Elly Schlein sferza l'esecutivo anche in campo di politica interna. Al fine di portare avanti la riforma del premierato, Giorgia Meloni "baratta la Costituzione con la pessima riforma di autonomia differenziata della Lega, che vuole spaccare ulteriormente un Paese che invece ha bisogno di essere ricucito". Sono le accuse lanciate dalla leader dem al presidente del Consiglio, colpevole di voler far approvare "una proposta scellerata che non esiste in nessun altro Paese al mondo, perché scardina l'euqilibrio fra poteri dello Stato", un modo per consegnare tutto il potere nelle mani di Giorgia Meloni.
"Quando dicono che questa riforma non intacca le prerogative del Capo dello Stato mentono sapendo di mentire", il premierato ridurrebbe il presidente della Repubblica a un ruolo "meramente marginale e non certo di garante super partes della Costituzione e rappresentante dell'unità nazionale - sottolinea Schlein -. Vogliono colpire l'autorevolezza e la legittimazione dell'unica figura che, anche nelle fasi più difficili della vita del Paese, ha sempre rappresentato un punto di riferimento e di stabilitaà fondamentale". Insomma, "dietro al furbo slogan 'decidete voi' si cela un colossale 'decido io per voi', che sarete al massimo chiamati ogni 5 anni ad acclamare il capo. Ma la democrazia è altra cosa".
Le critiche alla Meloni non si fermano alla riforma del premierato ma continuano con l'attacco per l'affossamento del salario minimo. Secondo la segretaria del Partito democratico, infatti, "la Meloni ha affossato con un sotterfugio il salario minimo, che volevamo introdurre nel Paese con la proposta unitaria delle opposizioni, e che invece il premier ha bloccato, tradendo le speranze e le attese di quasi tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori poveri".
Elly Schlein spiega, poi, il motivo per cui ha declinato l'invito sul palco dell'Atreju. "Io sarò sempre disponibile al confronto nel merito con tutti, anche con la presidente Giorgia Meloni - afferma -. Ma quello che ho declinato non è un invito al confronto con lei, è un invito alla sua festa di partito nel giorno in cui ci negavano il confronto sul salario minimo nel luogo deputato, il Parlamento. E poi, vorrei fosse chiaro, per la mia cultura politica non avrei potuto mai calcare il palco con un eversore che ha detto che Pedro Sanchez andrebbe appeso per i piedi. Con i nostalgici del franchismo e del fascismo io il palco non lo divido".
Infine il segretario dem mette in calendario il prossimo appuntamento del Pd, che "terrà una conferenza sull'immigrazione il 19 e 20 gennaio". "Noi su questo tema fondamentale il 19 e 20 gennaio terremo la conferenza nazionale del Pd sull'immigrazione e l'accoglienza - continua -. Presenteremo la nostra proposta per il superamento della Bossi-Fini e per politiche più giuste in Italia e in Europa".