LE CIFRE DELL'ISTAT

Sconto Irpef, 714 euro ai più poveri Dal 2008 persi un milione di occupati

L'impatto del Def per l'Istat: il Pil salirà dello 0,2%, giù le tasse per 11 miliardi. Bankitalia gela Renzi: "Ripresa fragile, tagli insufficienti"

15 Apr 2014 - 16:44
 © ansa

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Le famiglie più povere guadagneranno in media 714 euro annui, pari al 3,4% del reddito, grazie allo sconto Irpef previsto dal governo nel Documento di Economia e Finanza. Lo rende noto l'Istat. Il calo dell'imposta sulle persone fisiche è proporzionale alle entrate e, di conseguenza, i nuclei più abbienti risparmieranno meno: 451 euro annui, pari allo 0,7% del reddito.

Irpef, benefici a due imprese su tre - Sono 620mila, pari al 72,2% del totale, le imprese italiane che potranno beneficiare del taglio del 10% dell'Irap previsto dall'esecutivo. "L'elevata presenza di imprese con base imponibile negativa o nulla a fini Irap restringe la platea degli interessati al provvedimento", chiarisce l'Istat.

"Dal 2008 persi un milione di occupati" - In audizione in Parlamento, i responsabili dell'istituto di statistica si sono anche occupati di disoccupazione: "Dal 2008 al 2013 la perdita è stata di quasi un milione di occupati: -984mila, pari al 4,2%".

Lungo il 2013 il numero di occupati è calato di 478mila unità, pari al 2,1%, rispetto all'anno precedente. Preoccupa la cifra registrata nel Mezzogiorno: -4,6%, pari a 282mila unità in meno.

Rallenta però il ritmo di discesa dell'occupazione: dai dati trimestrali destagionalizzati emerge un passaggio da -0,7% e -0,6% del primo e secondo trimestre 2013, a -0,3% nel terzo e quarto. In particolare, negli ultimi due trimestri dell'anno si registrano segnali positivi nell'industria in senso stretto (+0,1% nel terzo trimestre e stabile nel quarto), e nelle costruzioni (rispettivamente, +0,1% e +0,3%).

"Preoccupa la situazione dei 50enni - Non solo giovani: i problemi occupazionali affliggono anche gli adulti. "Il numero degli ultracinquantenni disoccupati è cresciuto del 17,2%, arrivando a 438 mila unità, e così anche le forze lavoro potenziali, che nel 2013 raggiungono le 684 mila unità, +4,7% in confronto a un anno prima. Si tratta di 1 milione 122 mila persone potenzialmente impiegabili nel mercato del lavoro", dichiara l'istituto di statistica durante l'audizione.

"La gravità della loro condizione non può essere sottovalutata per le difficoltà di reinserimento nel mercato del lavoro. In definitiva, troppo giovani per la pensione, troppo vecchi per ritrovare il lavoro in assenza di politiche efficaci", conclude l'Istat.

"Grazie a Def +0,2 Pil, -11,3 miliardi di tasse" - Il Documento di Economia e Finanza porterà un aumento del Pil italiano pari allo 0,2%. Previsto poi un drastico calo delle enttrate fiscali, pari a 11,3 miliardi di euro. Al netto degli interventi di copertura delle maggiori spese e minori entrate previste dal provvedimento, secondo Istat, l'effetto positivo della crescita potrebbe tuttavia essere ridotto a circa lo 0,1%.

"Famiglie italiane sono ottimiste, le imprese no" - Si respira ottimismo nelle case degli italiani. Meno nelle aziende. "A differenza delle imprese sembrano consolidarsi segnali univoci di rafforzamento dell'ottimismo delle famiglie sulla situazione economica generale", ricorda l'Istat spiegando che "la fiducia dei consumatori ha registrato nel mese di marzo un significativo incremento".

Bankitalia: "Ripresa resta fragile" - Poco entusiasmo da parte della Banca d'Italia sulle ipotesi di crescita: "Il 2014 si è aperto con un quadro macroeconomico in lento miglioramento e con primi segnali di ripresa della domanda interna: consumi, investimenti. La ripresa resta fragile", dice Luigi Federico Signorini, vicedirettore di Bankitalia, in audizione in Parlamento.

"Per il progressivo riassorbimento della disoccupazione, specie della componente giovanile, più colpita dalla crisi, è necessaria una crescita robusta e duratura. Bisogna che prosegua il graduale miglioramento delle aspettative delle imprese e delle famiglie", aggiunge.

"Spending review non basta" - Bankitalia gela poi il governo di Matteo Renzi, definendo insufficienti i tagli previsti dall'esecutivo: "Nel 2015 i risparmi di spesa indicati come valore massimo ottenibile dalla spending review non sarebbero sufficienti a conseguire gli obiettivi programmatici".

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