SCONTRO IN PROCURA

Scontro tra pm, Robledo: "Indagini su Formigoni in ritardo di un anno"

Nuove accuse a Bruti Liberati: "Gravi violazioni delle norme anche nel processo Ruby". Ma il procuratore difende le sue scelte davanti al Csm

30 Apr 2014 - 22:19
 © ansa

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Ritardi nelle indagini su Formigoni e violazioni delle norme sul processo Ruby. Sono queste le nuove accuse mosse dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, al capo dell'ufficio, Edmondo Bruti Liberati. Secondo Robledo, l'ex governatore della Lombardia sarebbe stato indagato con un anno di ritardo nell'inchiesta sul San Raffaele, mentre l'assegnazione del processo Ruby a Ilda Boccassini rappresenterebbe una grave violazione delle regole.

Davanti al Csm il 15 aprile il procuratore aggiunto di Milano ha ampliato le accuse che aveva rivolto a Bruti Liberati nell'esposto inviato a Palazzo dei marescialli. Due, in particolare, le novità. L'iscrizione nel registro degli indagati per corruzione dell'ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, nell'ambito dell'inchiesta sul San Raffaele, avvenuta con il "ritardo di un anno", quando le accuse furono mosse dai testimoni con indicazioni "dettagliate" nel luglio 2011.

Robledo ha parlato anche del processo Ruby, riferendo che fu un altro collega, il pm Ferdinando Pomarici, a definire "una violazione delle regole grave" l'assegnazione del fascicolo Ruby a Ilda Boccassini che, essendo capo dell'antimafia di Milano, non avrebbe avuto al competenza per occuparsi di quel procedimento.

Accuse respinte tutte da Bruti Liberati che, ascoltato nella stessa giornata, non è stato a sua volta tenero con il suo aggiunto, lamentando anche che l'esposto contro di lui sia finito sulle pagine dei giornali prima che sul suo tavolo. Secondo Bruti gli "elementi sufficienti per iscrivere i reati di corruzione" contro Formigoni emersero quasi un anno dopo l'avvio dell'indagine, mentre l'aggiunto avrebbe voluto procedere "sulla base di un articolo di giornale". Su Ruby, spiega invece, nessuna irregolarità, piuttosto una decisione condivisa con i colleghi interessati: tant'è che lo stesso aggiunto Alberto Nobili a cui cui sulla carta poteva toccare il fascicolo, commentò la decisione con un "grazie, sono contento, io ho altre cose da fare".

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