Dai "rottamati" Bersani e D'Alema ai comunisti di Ferrero sta nascendo una singolare squadra della "cosmopolitica"
Nel giorno in cui lo strappo nel Partito Democratico sul referendum costituzionale viene pratciamente ufficializzato, non possono non tornare alla mente le parole "profetiche" del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi che solo qualche mese fa tuonava: "La sinistra che vota no è come Casapound". Ebbene, vuoi per una beffa del destino, vuoi per una reazione a una provocazione, vuoi per un incastro di causa-effetto, ma proprio quella sinistra ha deciso di uscire allo scoperto e, ad oggi, si trova "magicamente" compatta. Sta nascendo una singolare squadra della "cosmopolitica" che, di giorno in giorno, aggrega le sigle più disparate. E così trovi nella stessa barca i comunisti di Ferrero, i "possibilisti" di Civati, i nostalgici di Tzipras.
E ancora: compatta, come poche volte, c'è Sinistra italiana-Sel nel "no" al referendum. Ex democratici illustri come Sergio Cofferati, l’europarlamentare che ha rotto con il Pd dopo le primarie in Liguria, o Alfredo D'Attorre non hanno esitato a esprimere la loro contrarietà alla riforma proposta dal governo. Ma non ci sono solo i "transfughi" del Pd. I rottamati da Renzi,si tolgono qualche sassolino dalle scarpe: Massimo D'Alema, Pierluigi Bersani e il suo fedelissimo Miguel Gotor dicono no.
Senza contare il fronte della minoranza Dem, con Roberto Speranza in testa. E poi c'è l'ex sindaco di Roma, Roberto Marino, che non vedeva l'ora di dire "no" a Renzi. Un voto che mette d'accordo anche i due ex magistrati Luigi De Magistris (sindaco di Napoli) e Michele Emiliano (governatore della Puglia). Stefano Rodotà, giurista, accademico ed esponente della sinistra italiana ha parlato di "riforma imbarazzante per pochezza di contenuti e linguaggio". E, dulcis in fundo, come non ricordare che il presidente nazionale dell'Anpi Carlo Smuraglia si è schierato contro. Un nome che, a proposito di quel "nesso" tra il no e Casapound di cui sopra, chiude decisamente il cerchio.