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Europee, respinta l'onda populista: ora iniziano le trattative per la nuova Commissione

L'ago della bilancia potrebbero essere soprattutto i liberali

27 Mag 2019 - 22:12
 © ansa

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Dopo la conta dei voti, è già arrivato il momento dei bilanci tra vincitori e vinti per misurare i rapporti di forza che saranno determinanti per definire chi guiderà l'esecutivo europeo e soprattutto con quale programma. Un dato certo: l'onda populista non c'è stata. Il primo successo dell'Europa è nell'affluenza record, per la prima volta in aumento dal 1979: si sono recati alle urne il 50,94% degli elettori (miglior risultato degli ultimi 20 anni). Un "grande segnale di fiducia nell'Ue", ha commentato l'olandese Frans Timmermans, candidato dei socialisti alla guida della Commissione europea. Margrete Vestager, candidata dei liberali per l'esecutivo ha invece invitato a moderare l'entusiasmo perché nella partecipazione ci sono state forti differenze: si è passati 60% della Germania al 28% della Slovenia. "Questo dimostra quanto lavoro c'è ancora da fare. Dobbiamo impegnarci di più per spiegare cosa fa l'Unione europea in particolare in quei paesi in cui l'affluenza alle urne è stata ancora scarsa in queste elezioni".

I cittadini europei hanno votato principalmente a favore di partiti che sostengono il progetto europeo ma non necessariamente a favore delle politiche europee espresse negli ultimi anni. Lo si è visto in Grecia dove, dopo anni di austerità imposta dall'Ue e implementata da Alexy Tsipras, il suo partito Syriza è stato sorpassato di dieci punti dal centro-destra di Nuova Democrazia balzato al 33%. L'inaspettato successo dei Verdi in Germania (dove gli ecologisti si attestano come seconda forza politica) e in Francia (dove arrivano terzi) mostra un'attenzione particolare dell'opinione pubblica nei confronti di politiche di sviluppo più sostenibili. Tutti i candidati alla presidenza della Commissione europea, da Timmermans a Weber a Vestager, che domenica hanno commentato i risultati elettorali, hanno promesso politiche contro i cambiamenti climatici.

Ma da quale maggioranza sarà sostenuta la nuova Commissione europea? Il voto ha penalizzato le grandi famiglie politiche, con il centrodestra che ottiene 180 seggi, circa il 25% in meno, soprattutto a causa del calo della CDU di Angela Merkel, e i socialisti che perdono terreno ma riescono a tenere 146 seggi grazie soprattutto al boom di consensi di Pedro Sanchez in Spagna e di Timmermans in Olanda. Per arrivare a eleggere il presidente della Commissione europea sono necessari almeno 376 deputati. E il candidato del centrodestra, Manfred Weber, ha rivolto un appello ai socialisti, ai liberali e ai Verdi per formare un'ampia maggioranza che faccia da argine alla destra nazionalista.

I sovranisti non hanno dominato come si poteva ipotizzare alla vigilia, ma vincono in Italia, Francia e Ungheria. In Gran Bretagna vola al 31% il Brexit Party di Farage, in Polonia il partito euroscettico e conservatore al governo Diritto e Giustizia vola al 45%, l'estrema destra perde terreno in Danimarca e Austria ma vince nel Belgio fiammingo. L'onda lunga non c'è ma il gruppo dell'Europa delle Nazioni mantiene 58 seggi, ben 22 in più rispetto al precedente.

Ago della bilancia saranno soprattutto i liberali, grazie alla compagine francese di La Repubblique en Marche. Macron non vince in Francia ma porta al Parlamento ventuno deputati che insieme ai sedici britannici liberal democratici rafforzano notevolmente il blocco liberale che arriva a 109 deputati. I liberali sanno di poter imporre la loro voce. Non è escluso che dalle trattative al Consiglio europeo emerga un candidato liberale come nuovo presidente della Commissione Ue. I negoziati cominciano domani mattina al vertice europeo dei capi di Stato e di governo.

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