Nessun dietrofront da parte del vicepremier, anzi, rincara la dose:"I giornalisti non facciano le vittime", interviene anche Verna, il presidente dell'Ordine: "Nessuno s'illuda di poterci cancellare"
© ansa
Di Maio contro la stampa, atto secondo. Nessun dietrofront da parte del vicepremier dopo le sue esternazioni sul Gruppo Gedi, nonostante il dissenso arrivato dai Cdr delle redazioni più disparate, dal Corriere della Sera al Fatto Quotidiano, passando per Sole 24 ore e La Stampa. Interviene anche l'Odg: "E' emergenza libertà di stampa", ma il ministro del Lavoro rincara la dose: "C'è un conflitto d'interesse nei principali gruppi editoriali che continuano a sparare contro di noi".
"Ai colleghi del gruppo Gedi chiamati in causa - continua Carlo Verna Presidente nazionale Ordine dei giornalisti - esprimo intanto la piena e totale solidarietà nonché la vicinanza del Consiglio nazionale, che non si farà tacitare dalle minacce abolizioniste dell'ordine dei giornalisti. Anzi - aggiunge Verna - saremo in campo con maggior forza e schiena dritta. Nessuno s'illuda di poter cancellare con qualunque provvedimento di legge il giornalismo" . E annunciando diverse iniziative, anche un invito: "Auspico che, se solo di infelice espressione si è trattato, il vicepremier Di Maio chieda scusa".
Ma le scuse, evidentemente non sono arrivate. "Nei media c'è un conflitto di interesse pazzesco - insiste nella sua linea Luigi Di Maio da Atella (Potenza) - da una parte c'è Berlusconi, dall'altra De Benedetti. Io non ho neanche il potere di negare il diritto di critica: quindi adesso non si mettano a fare le vittime alcuni giornali dopo che mi hanno riempito e impallinato con fake news per sei anni. Abbiano almeno la decenza di sapere che il Ministro dello Sviluppo economico non ha nessun potere per chiudere un giornale e meno male".
La solidarietà dai Cdr dei principali quotidiani nazionali. Subito dopo i comunicati de La Stampa e del Corriere della sera, continuano gli attestati di solidarietà da parte dei grandi quotidiani italiani alle testate del gruppo Gedi (come Repubblica e L'Espresso) in seguito all'attacco del ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. Anche il Fatto quotidiano ha condannato le parole del vicepremier con toni molto duri: "Quando giornali e siti di informazione chiudono, dichiarano esuberi o sono costretti a contratti di solidarietà, a rimetterci non sono solo i giornalisti e quindi la democrazia. Il mercato editoriale e quello pubblicitario vivono situazioni di difficoltà, connesse anche alla trasformazioni tecnologiche (...). È inaccettabile che Luigi Di Maio liquidi i problemi di un importante gruppo come Gedi (...) con offensivi riferimenti a ' bufale' e ' fake news', cioè a una linea editoriale che non gli piace. Un'informazione libera e di qualità risponde al primario interesse di un Paese al quale non può certo bastare la propaganda di chi sta al governo", conclude il comunicato. Il Cdr del Sole 24 Ore: "Accusare i giornali di produrre bufale e fake news, passando il tempo ad alterare la realtà, è - questa sì - una narrazione 'alla rovescia'". Mentre il Comitato di Redazione del Messaggero scrive: "Auspicare la chiusura di giornali significa voler cancellare ogni forma di pensiero critico e di dissenso, ed è per questo un comportamento pericoloso - ancora più grave perché adottato da un alto esponente del Governo - che va democraticamente contrastato in ogni sede".
Il comunicato dell'Fnsi. "Auspicare la morte dei giornali non è degno di chi guida un Paese di solide tradizioni democratiche come è l'Italia, ma è tipico delle dittature", hanno affermato in una nota Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana). Il vicepremier, "come del resto buona parte del governo, sogna di cancellare ogni forma di pensiero critico e di dissenso e si illude di poter imporre una narrazione dell'Italia lontana dalla realtà", hanno aggiunto.