all'istituto marco polo

Studenti transgender, lettera di FdI a un liceo: "Cambiare nome è reato, stop alla carriera alias"

Il richiamo è stato inviato alla dirigente scolastica dell'istituto Marco Polo di Venezia. Nel testo, tra l'altro, si scrive che in ballo c'è il reato di "falso ideologico", ma la preside non ci sta: "Ingerenza inaccettabile"

03 Apr 2023 - 19:05

La "carriera alias", cioè il percorso introdotto per consentire agli studenti transgender di sostituire il nome anagrafico assegnato alla nascita in base al sesso biologico, va abolita. E' questo il richiamo, giunto su carta intestata "Fratelli d'Italia" a Maria Rosa Cesari, dirigente scolastica del liceo Marco Polo di Venezia, scuola che ormai da anni sostiene una politica di inclusività. Nel testo, tra l'altro, si scrive chiaramente che in ballo c'è il reato di "falso ideologico", chiarendo che se commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, sarebbe perseguibile penalmente. Ma la Cesari non ci sta: "E' un'ingerenza inaccettabile". 

Il monito di FdI -  A mandare una mail a Maria Rosaria Cesari, preside del liceo Marco Polo, sono stati due delegati di Fratelli d'Italia, a "Istruzione" e "Famiglia e valori non negoziabili", Anita Menegatto e Andrea Barbini. Nel testo prima si richiamano alcuni articoli del Codice civile e del Codice penale, in particolare quelli di falso ideologico e sostituzione di persona e poi si conclude dicendo che si ritiene "inopportuno che la scuola si faccia carico di inserire la carriera alias nel Piano triennale dell'offerta formativa (PTOF), un progetto puramente ideologico che non ha scopo di inclusione bensì porterebbe solamente ad ulteriore confusione nei ragazzi e negli istituti".

La preside: "Richiesta irricevibile" - Per Maria Rosaria Cesari "è inaccettabile che un partito politico entri a gamba tesa nella vita della scuola indicando cosa deve o non deve essere inserito nel piano dell’offerta formativa, scelta che appartiene all’ambito di competenza del Collegio dei docenti e del Consiglio di istituto“, spiega ancora la dirigente che racconta di come il suo istituto da tempi si batta per l'inclusività degli studenti. "Prima di mandare un documento ad un dirigente scolastico poi dovrebbero capire di cosa parlano. La carriera alias da noi c’è dal 2021 ed è stata approvata all’unanimità delle componenti del consiglio di istituto".  E ancora: "In una scuola pubblica un partito politico non può permettersi di dire una cosa del genere - continua Cesari - questa volta ho sentito l’esigenza di scrivere ai miei docenti per chiarire la posizione del nostro istituto. Come ho scritto nella circolare ritengo sia da stigmatizzare un comportamento che mette nel mirino l’autonomia delle scelte scolastiche. Mi hanno scritto in molti, per dimostrarmi il loro appoggio". 

La posizione degli insegnanti - Tutto il corpo docente ha difeso la carriera alias nel proprio istituto, attraverso un comunicato stampa: "La questione - così riporta Orizzonte scuola -  riguarda la scelta, compiuta all’unanimità dal nostro Consiglio d’Istituto, di adottare il Regolamento ‘Carriera Alias’. Non è stata una scelta della Dirigenza, ma condivisa da tutte le componenti che animano la vita della nostra scuola: alunni, docenti, genitori. Una scelta quindi compiuta all’unanimità negli organismi deputati, perché il ‘Marco Polo-Liceo Artistico’ sta lì dove la politica non sta più: dove la vita si intreccia con le istituzioni, dove il desiderio si rapporta con le regole, dove l’esclusione diventa opportunità e l’inclusione una pratica reale e quotidiana e dove per questo la rivendicazione della propria identità diventa energia per creare una comunità e non è una semplice affermazione di sé stessi".

Cos'è la carriera alias -  La carriera alias è un protocollo che offre la possibilità di comparire nella burocrazia interna di un ente o di un’azienda con il nome che corrisponde alla propria identità di genere anche se diversa da quello anagrafico, senza che questo incida sui riferimenti legali. La modifica ha valore solo nel circuito che adotta il protocollo. Lo scopo è quello di evitare alle persone che sono in un percorso di transizione il disagio di venire quotidianamente menzionate con il loro deadname, un anglicismo che indica il nome nel quale una persona trans o non binaria non si riconosce più. "Nome morto", appunto. 
 

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