Di Battista: "Se condannato, deve dimettersi", ma la linea della Lega sembra essere un'altra
© ansa
Dopo gli incontri avuti da Conte con Salvini, Di Maio e Mattarella, aleggia un cauto ottimismo sulle sorti del governo, ma restano due punti interrogativi che potrebbero cambiare qualsiasi previsione. Il voto, sulla piattaforma Rousseau, che potrebbe confermare o meno Di Maio come capo politico del M5s e soprattutto la sentenza sul caso Rixi attesa a breve giro.
Di Battista: "Se condannato, Rixi deve dimettersi" - "Che Rixi, se condannato, si debba dimettere non lo dice solo il contratto ma la morale comune. Io non posso pensare che Salvini, dopo aver vinto le elezioni, possa mandare tutto a carte quarantotto per difendere un condannato", ha detto Alessandro Di Battista, sintetizzando la posizione del M5s.
Nuovo "caso Siri" per il governo? - Già dalle prime battute sembra quindi che all'orizzonte si possa paventare un nuovo caso Siri: a maggio l'iscrizione nel registro degli indagati dell'ex sottosegretario alle Infrastrutture aveva portato il governo vicinissimo a una rottura, con il M5s che ne chiedeva le dimissioni e con Salvini pronto invece a confermare la sua fiducia al leghista. Allora fu Conte che, per evitare una resa dei conti in Cdm, revocò la nomina, evitando quello che sarebbe potuto diventare l'inizio di una crisi di governo.
Rapporti di forza invertiti nell'esecutivo , Siri in difesa di Rixi - Con il caso Rixi, le posizioni oggi non sembrano essere particolarmente differenti, anche se dopo le elezioni europee i rapporti di forza all'interno del governo sono invertiti. Il sottosegretario leghista è sotto processo per falso e peculato per fatti risalenti al 2010-2012, quando era consigliere regionale in Liguria. In sua "difesa" è sceso per altro proprio Siri.
"Secondo me anche se sarà una sentenza di condanna non deve dimettersi. Una persona è innocente fino al terzo grado di giudizio. Non credo proprio che Salvini sarà d'accordo con un'eventuale richiesta di dimissioni", ha detto infatti l'ex sottosegretario ai Trasporti. "A bocce ferme si può dire che il fuoco amico non ha pagato", ha quindi raccontato in un'intervista a La Stampa. "L'appuntamento con la giustizia non si sostanzia solo con le condanne, c'è anche l'opportunità di essere innocenti".